— Il 12° bersaglieri — mi dice Rapetti — era a quota 1270, alle falde del Monte Nero. La nostra trincea, veniva battuta da parecchie ore da un violento fuoco di artiglieria. Il sergente Brenna aveva avuto un momento di panico. Piuttosto che rimproverarlo, io mi misi in piedi sulla trincea, mentre granate e shrapnels fischiavano da ogni parte. Il gesto mio, temerario, incuorò i bersaglieri, più di qualunque punizione od eccitamento. Quando, di lì a poco tornai, trovai il sergente Brenna, che impassibile e fresco tra l'infuriare dei proiettili nemici, si mise sull'attenti e disse: — Niente di nuovo, signor tenente. Presenti, diciannove come prima. —
Il colonnello ha chiesto una copia del mio «Giornale di Guerra» dello Jaworcek. Ordine di servizio per la notte: il primo plotone è comandato a porre i «cavalli di Frisia» oltre la nostra trincea. Della prima squadra andiamo volontariamente io e Reali Oreste, milanese. Ci vestiamo di bianco e andiamo su. Prima che spunti la luna, usciamo dalla trincea insieme col tenente Santi. Strisciamo per alcuni metri... Ad un certo momento, il tenente avverte un rumore di passi sulla neve gelata. È una pattuglia di austriaci. Sosta. Tutto intorno è silenzio. Ma le nostre vedette non dormono ed ecco crepita il fuoco della nostra fucileria. La pattuglia nemica si ritira in buon ordine.
22 Febbraio.
Notte di luna, serena, ma freddissima. Si dice: dai quindici ai venti gradi sotto zero. Ma nessuno si sente male. Malati in tutto: quattro, e più che malati, indisposti. Cominciamo a «sfottere» gli austriaci. Sopra a un lungo bastone piantiamo una pagnotta di pane e sopra a un altro, issiamo un cappello da bersagliere. Agitiamo, per qualche tempo, i due bastoni al disopra della trincea, ma gli austriaci non sparano. Una novità: il nostro capitano Mozzoni è tornato dalla licenza invernale. Passa fra di noi salutandoci tutti. Mi annuncia che, con molta probabilità, il reggimento cambierà fronte e andrà in Carnia. Distribuzione di caffè, cioccolato, burro, castagne secche. Si beve molto cognac e molto rhum. I liquori eccitano contro il freddo e soprattutto tengono desti. Da notare: alle quattro e a mezzanotte, ci viene distribuito caffè e latte. È un record a quest'altezza! La distribuzione dei viveri è regolare e abbondante: non abbiamo il rancio caldo, ma tant'altra roba lo sostituisce: anche il prosciutto che talvolta è veramente squisito. Il tenente medico Musacchio mi offre la fotografia dello Jaworcek, con questa dedica:
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