Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


Pagina 76 di 147       

%


     L'eventualità di un'azione lusinga i soldati.
     Nevica sempre. Sono cadute due valanghe con un boato tremendo. Non si ha notizia di vittime. I morti in seguito a valanghe non sono stati molti in questa zona: cinque e alcuni feriti.

     31 Marzo.
     Dopo tanta neve, ecco una mattinata meravigliosa di sole. Nella chiarità diafana, trasparente dell'orizzonte, si stagliano netti i profili e le merlettature delle montagne bianchissime. Lontano si vedono le guglie dolomitiche del Cadore.
     Una linea sottile di porpora annuncia il sole. Se fossi un poeta!
     Intanto, al lavoro. La mulattiera è colma di neve. Anche i sentieri d'accesso alle «ridotte» della prima e della seconda linea sono ostruiti. Dai costoni quasi perpendicolari dei monti di Vas e Omladet che ci stanno di fronte, si staccano frequenti valanghe. Da lontano sembrano cascate mugghianti. Turbinio di neve sulle cime. Pare che la montagna fumighi. Pomeriggio solatio e calmo. Qualche fucilata solitaria. Verso le tre abbiamo notato due palloni bianchi, altissimi, che il vento spingeva verso di noi, dalle linee nemiche. Si tratta di uno dei soliti trucchi austriaci; il cesto del pallone recava una poesia contro Cadorna — scritta in italiano — e due cartine geografiche: Ciò che otteneva l'Italia senza la guerra e ciò che ha ottenuto in dieci mesi di guerra.
     Il Comando austriaco che ci fronteggia è rimasto alla tesi del «parecchio» di giolittiana, nonché ignobile memoria.
     Ma se i tedeschi — commenta un arguto bergamasco — non hanno altri «balloni» da sparare, presto son fritti. —