Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     Vigilare! Occhi aperti, stanotte, e orecchie spalancate! —

     7 Aprile.
     Solita ricognizione. Ci siamo spinti oltre il costone Lambertenghi, così chiamato in onore del tenente degli alpini, che scendendo dal Volaja in ricognizione, vi fu colpito a morte da una fucilata austriaca. Qui, alcuni mesi fa, venne catturata dai bersaglieri una piccola pattuglia nemica. Cielo nubiloso. Pochi colpi di cannone nel pomeriggio.

* * *

     Il «morale». Posso scriverne dopo tanti mesi di consuetudine coi soldati? Che cosa è il «morale»? Definirlo in maniera precisa, racchiuderlo in un breve giro di frasi come un ordine di servizio è impossibile. Il «morale» appartiene alla categoria degli «imponderabili»: non lo si misura, lo si sente, lo si avverte, lo si intuisce. Il «morale» è il maggiore o minor senso di responsabilità, il maggiore o minore impulso al compimento del proprio dovere, il maggiore o minore spirito di aggressività che un soldato possiede. Il «morale» è relativo, variabile da momento a momento; da luogo a luogo. Questo stato d'animo che si riassume globalmente col termine «morale» è il coefficiente fondamentale della vittoria, preminente in confronto dell'elemento tecnico o meccanico.
     Vincerà chi vorrà vincere! Vincerà chi disporrà delle maggiori riserve di energia psichica volitiva. Centomila cannoni non vi daranno la vittoria, se i soldati non saranno capaci di muovere all'assalto, se non avranno il coraggio — a un dato momento — di «scoprirsi» e di affrontare la morte. Non si può giudicare il «morale» dei soldati da un semplice episodio o da un contatto occasionale. Il gesto di un soldato vi può far credere che tutto l'esercito sia composto di eroi, la parola di un altro vi può far pensare esattamente il contrario. L'errore della «generalizzazione» è quello nel quale cadono coloro che parlano di «morale» senza aver vissuto coi soldati ed essendosi limitati, invece, ad una rapida visita o ad un fugace colloquio. Il «morale» dei soldati in prima linea è diverso da quello dei soldati delle retrovie; le classi anziane e le classi giovani hanno un «morale» diverso; i soldati contadini presentano differenze di «morale» in confronto dei soldati nati e vissuti nelle città.