Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     Il «morale» dei soldati che hanno battuto le vie del mondo, è più alto di quello dei soldati che non mossero mai piede oltre la cerchia del borgo natio; le sfumature sono infinite, come innumerevoli sono i tipi umani. Rivendico il diritto di trattare la questione, perché ho «studiato» coloro che mi circondano, che dividono meco il pane, il ricovero, i disagi, i pericoli; ho «sorpreso» i loro discorsi, fissati i loro atteggiamenti spirituali e nelle più svariate contingenze di tempo e di luogo che la guerra impone al soldato: in prima linea e in seconda linea; in trincea e in riposo; durante il fuoco, prima e dopo il fuoco; nel treno attrezzato; all'ospedale, nelle tradotte; al deposito di rifornimento, durante le marce di giorno e di notte; sotto la pioggia, sotto la neve, sotto la mitraglia... E la mia conclusione è questa: il «morale» dei soldati italiani è buono: i soldati italiani sono disciplinati, coraggiosi, volonterosi. Sapendoli prendere per il loro verso, considerandoli capaci di ragionamenti e non semplici numeri di matricola, si può ottenere dai soldati italiani tutto ciò che si vuole; dal lavoro oscuro della corvée all'assalto irruente e micidiale della baionetta.
     Una compagnia in guerra ha circa 250 uomini. Dal punto di vista del «morale» si possono dividere in gruppi nella maniera seguente.
     Ci sono 25 soldati — artigiani, professionisti e volontari italiani — che sentono le ragioni della nostra guerra e la combattono con entusiasmo.
     Altri 25 sono quelli tornati volontariamente dai paesi d'Europa o da quelli d'oltre Oceano. Gente che ha vissuto; gente che ha acquistato una certa esperienza sociale. Sono soldati ottimi sotto ogni rapporto. Ci sono una cinquantina d'individui — giovani — che fanno la guerra volentieri. Il grosso della compagnia — un centinaio — è rappresentato da coloro che stanno fra i rassegnati e i volonterosi; accettano il fatto compiuto, senza discuterlo. Sarebbero rimasti volentieri a casa, ma ora la guerra c'è e sanno compiere il proprio dovere.