15 Aprile.
Sole, ma soffia un vento di tramontana gelidissimo. Esplorazione sulle propaggini del Volaja. Siamo investiti da bufere di neve. Nelle ore pomeridiane, intenso bombardamento. Ci sono alcuni feriti leggeri, nella mia compagnia.
I monti che ci circondano sono quasi tutti alti più di 2000 metri:
Monte Coglians, 2781;
Passo di Giramondo, 1930;
Monte Creta Verde, 2519;
Paralba, 2693;
Pizzo di Monte Carnico, 1363;
Pizzo Timau, 2221;
Monte Crostis, 2251.
Stanotte sono stato posto di guardia con sei uomini al «blockhouse» n. 2 bis. Notte plenilunare, ma freddo cane. Il vento che veniva dalle gole del Volaja ci tagliava la faccia.
17 Aprile.
Stamani, violento, reciproco bombardamento. Nel pomeriggio, una ventina di granate sono scoppiate sulla linea dei nostri «blockhouse» di seconda linea, ma senza far danno.
18 Aprile.
In seguito al bombardamento di ieri, il cambio della guardia ai posti avanzati è stato eseguito prima dell'alba. Sveglia alle tre. Mattinata grigia. La «ridotta» N. 8 che occupo io è stata la più bersagliata dalla artiglieria nemica. Abbiamo raccolto dei cimeli. Schegge, alcune pallette di shrapnels, un bossolo da 125 e due spolette di shrapnels graduate a 64 ettometri. Neve per dodici ore di seguito. Gli abeti incappucciati nuovamente di bianco danno alla zona l'aspetto di un paesaggio polare, come se ne vedono nelle vecchie illustrazioni di Natale. Freddo. Silenzio. Malinconia.
Questa guerra è il grande crogiuolo che mischia e fonde tutti gli italiani. Il regionalismo è finito. Degli uomini che compongono la mia squadra, il Reali è milanese, il Balisti mantovano, il Tonini è piacentino. Meiosi lucchese, Ruggeri marchigiano, Mastromonaco del Molise.
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