Un tenente, che viene a trovarmi, mi dà le prime notizie sugli effetti del bombardamento di stamani.
I cannoni continuano ad urlare. Sono le quattro. Il tenente che comanda la mia compagnia mi invita a dividere la mensa serale degli ufficiali. Sono con lui vari sottotenenti, di cui uno ha il comando del mio plotone.
Il ricovero è così basso, che non si può stare nemmeno seduti. Notte. Raffiche di vento e di pioggia. Dalle 9 alle 10 intensissimo bombardamento alla nostra sinistra. È un mugghiare ininterrotto di grossi calibri. Un tambureggiamento sordo che giunge alle orecchie come il boato di un uragano. Piove, ma io e, il mio compagno siamo abbastanza bene riparati nel ricovero nuovo che ci siamo costruiti in poche ore di lavoro. Anche stasera, niente posta. Meglio cercare il sonno.
6 Dicembre.
Stanotte, il mio compagno mi ha svegliato bruscamente.
— «Cristiga!» Siamo in mezzo all'acqua!
Accendo un mozzicone di candela. Il ricovero è inondato e l'acqua vien giù a catinelle. Ci proviamo a vuotare la tana con le gavette, ma è fatica inutile. Ci decidiamo a mettere ire tavole in alto e lì ci distendiamo — bagnati fradici — ad attendere l'alba. D'ora in ora, si accendeva un fiammifero, per constatare la crescita dell'acqua. Finalmente, l'alba. Verso Aquileja, c'è un vasto tratto di sereno, ma dietro a noi, verso l'Austria, il cielo è cupo. Se venisse il sole! Il buon giorno ci è stato dato stamane dai cannoni austriaci: tre colpi di piccolo calibro finora. Comincia il solito martellamento dei nostri. Quando piove, nelle trincee del lago di Doberdò, si sta peggio che sull'Adamello in una notte di tormenta. Queste sono trincee costruite sotto il fuoco dei cannoni e risentono dell'improvvisazione. Sono muretti di sassi. I dispersi: ce n'è uno, nostro: un bersagliere ciclista caduto colla faccia protesa in avanti mentre andava all'assalto. Vicino a lui, il moschetto con la baionetta innastata. È là, solitario. Perché nessuno si cura di seppellirlo? Forse per conservare alla famiglia un'ultima illusione sul «disperso»? Un po' di sole. Bombardamento pomeridiano inevitabile. Loro tirano sul Kri-Kri, sul rovescio di quota 208, e nella selletta fra prima e seconda linea nostra.
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