Battaglia di velivoli nella nostra quota. L'austriaco ha tagliato la corda. Non posso sottrarmi alla curiosità dei bersaglieri di un reggimento che sta alla nostra destra. Tre bersaglieri si fermano dinanzi alla nostra tana, un po' esitanti. Un caporal maggiore mi dice:
— Scusi la nostra curiosità. Lei è...
— Sono io. —
I tre commilitoni mi stringono la mano, siedono come possono, e iniziano un'amichevole conversazione. Il loro reggimento è stato quindici mesi nel Trentino occidentale, attorno a Bezzecca, ed è stato benissimo. Niente grosse battaglie e perdite insignificanti. Il mio interlocutore è bresciano, ora dimorante a Romagnano Sesia, dove è impiegato nel Convitto Curioni.
13 Dicembre.
Notte di pioggia a scrosci. Primo visitatore. Un bersagliere dell'84, mantovano, che non mi vedeva più da molti mesi.
— Sono tanto contento di averlo ritrovato. Più contento che se avessi trovato mio fratello... — mi dice. — Potrò dire che anche lei è stato in questo inferno e non ha «tagliato la faccia» ai suoi vecchi compagni dell'84. —
Mattinata ventosa. Il lago di Doberdò è buio. Sento sulla pelle là prima passeggiata dei pidocchi. Ci sono i corredini anti-parassitari. Già. Ma bisognerebbe averne uno ogni quindici giorni. La efficacia del «corredino» è limitata. Dopo quindici giorni, i pidocchi passeggiano tranquillamente su quel «corredino» che avrebbe dovuto sterminarli... Pidocchio più pidocchio meno... Mattinata e pomeriggio di calma insolita. Sono le due e da stamani gli austriaci non ci hanno mandato il quotidiano 305 e nemmeno uno shrapnel. Anche i «nostri» riposano. Il tempo è sempre nero, minaccioso. I bersaglieri approfittano di queste ore di quiete, per pulire i fucili.
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