23 Dicembre.
All'una stanotte siamo stati svegliati da un improvviso e vivace fuoco di fucileria nella nostra trincea di avamposti. È durato una diecina di minuti. Falso allarme. Mattinata nebbiosa. Malgrado ciò, azione intensa delle nostre artiglierie. Nel pomeriggio abbiamo seppellito — profittando della nebbia — un soldato del 21° fanteria. Apparteneva alla classe dell'86, sardo. Nelle tasche aveva un piccolo coltello e una lettera ricevuta che diceva: «Spero presto di rivederti in licenza invernale...».
Sera di pioggia e di malinconia.
Una visita graditissima rompe la monotonia della sera piovigginosa.
Mi sento chiamare. Esco dalla tana e riconosco Benedetto Fasciolo, il redattore del Popolo e ora capitano di artiglieria, in compagnia di Amilcare De Ambris, sotto-capo di marina. I miei ospiti si allogano alla meglio nel mio sontuoso hotel, illuminato da un mozzicone di candela. Sono venuti a trovarmi. Stanno al di là dell'Isonzo. Apprezzo come si merita questo gesto di viva amicizia. Si parla di tante cose vicine e lontane... Dopo alcune ore di conversazione, li accompagno sulla strada maestra che conduce a Doberdò.
È notte alta. Sul costone di quota 144, i tedeschi lanciano i soliti barilotti di esplosivo. Uno sprizzare di scintille, uno scoppio formidabile che finisce in un gemito alto e sottile:
Qui è la guerra! — mi dice Fasciolo, stringendomi la mano.
24 Dicembre.
La mia giornata. Al mattino non c'è «sveglia» in trincea. Il sonno non è misurato da un regolamento, come in guarnigione, perché la sua maggiore o minore durata dipende dagli... eventi. Ore otto, piccola colazione. Poi leggo i giornali. Scrivo qualche «franchigia». A mezzogiorno, cucina grassa: ventresca, formaggio, frutta. La porzione della frutta eccola: un'arancia, due mele, quattro fichi, sei castagne. A turno, si capisce. Dimenticavo: un limone, e questo quasi tutti i giorni. Nel pomeriggio, niente. Se c'è la nebbia, me ne vado attraverso il campo di battaglia. Si fanno delle «trouvailles» spesso interessanti. Il cannone ci accompagna fino a sera. Rancio. Silenzio. Notte interminabile. All'indomani... è la stessa cosa.
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