Padre Michele è passato nelle trincee, offrendo un distintivo tricolore e un foglietto. Ho accettato il distintivo, poi mi sono fatto dare il foglietto. Si tratta della
Solenne consacrazione
dei soldati del Regio Esercito Italiano
al Sacro Cuore di Gesù.
Io non commento, trascrivo. Nell'interno del foglietto c'è l'«istruzione» che dice:
«La devozione al Sacro Cuore di Gesù è la grande speranza dei tempi nostri. Tutto noi possiamo ottenere mediante la fede e l'amore al Cuore di Gesù. Egli stesso, apparendo alla Beata Margherita Maria in Francia, ha detto: «Voi non mancherete di soccorso che quando io mancherò di potenza». Vedete i francesi alla battaglia della Marna: tutto pareva perduto, quando il generale Castelnau ebbe l'ispirazione d'invocare il Sacro Cuore e consacrargli l'esercito. E il risultato fu la meravigliosa vittoria che salvò la Francia. Vittoria vogliamo noi pure, duplice vittoria: una sul nemici politici, per la grandezza della patria nostra, l'altra su noi stessi per purificarci ed elevarci. Ma per entrambe, se le vogliamo grandiose, abbiamo d'uopo di mezzi eccezionali. Ed ecco additata la devozione al Sacro Cuore di Gesù...»
Poi c'è anche «Un atto di Consacrazione» che finisce in un Credo, Pater, Ave, Gloria.
Ripeto: non commento: trascrivo, copio... il documento.
31 Dicembre.
Fine d'anno. Messa al 7° bersaglieri e discorso del prete officiante. Non so chi sia. Non conosco il suo nome. Un mio vicino che ascoltava mi ha detto che è un abruzzese. Oratore dalla parola facile, dalla voce squillante e quel che è l'essenziale, un italiano nel più fervoroso senso della parola. Mi è piaciuto, nel suo discorso, l'accenno alla pace tedesca che sarebbe «la pace del vincitore che pone il piede sul petto del vinto», mentre la nostra pace deve «consacrare la giustizia e la libertà dei popoli» ed ha finito con queste parole: «L'Italia anzi tutto e sopra tutto.»
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