Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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Appendice al diario di guerra

Al capezzale di Benito Mussolini

     La notizia della ferita di Benito Mussolini suscitò un'intensa emozione in tutto il paese; se ne ha il quadro esatto da questa commossa corrispondenza di Sandro Giuliani al «Popolo d'Italia».

     Dal Carso, 1° Marzo 1917.
     L'altra sera, dal Popolo d'Italia, ho appreso il tragico incidente di guerra che per poco non costò la vita al nostro valoroso combattente.
     La mia trepidazione, il mio dolore furono il dolore e la trepidazione vostra. Non occorre che ne scriva.
     Poco più tardi potevo procurarmi dei giornali di Roma. Si diceva che le ferite di Mussolini erano molte, ma non gravi; mi tranquillizzai un poco; non tanto però da saper rinunciare all'istintivo proposito di correre da Lui, di abbracciarlo, di avere una più esatta e sicura idea del suo male.
     Chiesi ed ottenni subito il necessario permesso: notevole cortesia della quale sono assai grato al Direttore della mia unità.
     Dove fosse l'ospedaletto 46 non fu possibile saperlo. Non risultava che esso esistesse. Pensammo ad un errore. Convenimmo nel credere che si trattasse del 046, in funzione presso Cormons. E la mattina dopo partii.
     Quali siano state le delusioni e l'amarezza provate arrivando, vi sarà facile immaginare. Trovai l'Ospedaletto, ma il ferito nostro non c'era! Perdetti così inutilmente, la mia giornata, riuscendo tuttavia a sapere che il 46 era molto lontano: ad Aquileja.
     Tornai alla mia residenza con l'anima in pena, sconfortato, avvilito. Mi restava una sola speranza: quella di avere un secondo permesso. E lo ebbi, infatti.
     Ripartito stamani per tempo, autorizzato ad usufruire di ogni mezzo di trasporto, mi diressi ansiosamente alla meta. Marciai in tutti i modi, con tutti i mezzi: con camions, con carri d'artiglieria, con carretti carichi di materiale, in molti tratti... pedibus calcantibus. Ma marciai sempre.