Ma uno spoglio completo è impossibile.
Vedo, tra gli altri, dispacci assai affettuosi del tenente medico dottor Alberto Mostari — ferito insieme a Mussolini nel tragico accidente di guerra —; del collega Uccelli del Corriere della Sera, dell'avv. Ermanno Jarach di Milano, del compagno Galassi, di Giampaolo Manfredi da Castel di Sangro; di un numeroso gruppo di amici di Roma; del Gruppo socialista torinese dissidente, della Sezione repubblicana milanese, dei Socialisti dissidenti di Firenze, della Lega antitedesca di Milano, dei giornalisti romani e milanesi, della «Fratellanza Fratti» di Forlì, della «Stampa periodica», dei «Fascisti milanesi», dell'ing. Valsecchi, di Clemente Pinti, del Comitato delle Federazioni dei Gruppi autonomi di Milano, del Comitato di propaganda patriottica pure di Milano, dell'ex Consigliere comunale Luigi Bonomelli e di moltissimi e moltissimi altri.
Il maggiore dei bersaglieri R. D. dello stesso reggimento del nostro valoroso soldato, scrive così:
«Caro Mussolini, non ti raccomando di farti animo. Ti offenderei, perché ti conosco mio fiero bersagliere. Ti auguro di cuore pronta guarigione per averti ancora tra i miei e presto. Arrivederci, mio buon camerata della trincea, e viva l'Italia».
Alfonso Vaiana dice:
«Le idee sopravvivono agli uomini; però quando le idee hanno assertori della vostra tempra, diventano altari sui quali gli uomini si immolano volentieri. Per questo vi auguro la vita e la salute».
E il dottor Ambrogio Binda, capitano medico, da Milano:
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