Aveva una parola affettuosa per tutti i suoi compagni d'ospedale, sui quali non voleva avere precedenza nell'attesa delle medicazioni.
Non ricordo più chi — dei grandi clinici o pensatori — ebbe a dire che la prima medicina per la guarigione è la volontà. Mai, come nel caso di Mussolini, ebbi a constatare la verità di questa affermazione.
Voleva guarire, voleva che la sua gamba riprendesse la funzione; e non c'erano dolori che lo fermassero nei suoi sforzi.
Nel suo corpo rimasero e tuttora vi sono schegge all'omero destro, alla coscia destra, alle ossa della gamba destra e alla mano sinistra. E qualche volta si fanno sentire!
Nell'agosto, Mussolini lasciò l'Ospedale sorreggendosi con l'aiuto delle grucce.
La visita del Re a Benito Mussolini ferito
Riportiamo la descrizione di questa visita storica da una corrispondenza inviata da R. Garinei al «Secolo» di Milano.
Quartier Generale, 7 Marzo 1917.
Stamani il Re ha visitato l'Ospedaletto da campo ove è ricoverato il caporal maggiore Benito Mussolini. Tornavo giù dalle trincee di Monfalcone e mi recavo a chiedere notizie dell'amico ferito, le cui condizioni di salute negli scorsi giorni avevano avuto un notevole peggioramento, allorché l'automobile grigia del Sovrano lasciava lo spiazzale che si distende a lato della palazzina dove ha sede l'Ospedaletto che ospita Mussolini.
Il Re era giunto mezz'ora prima, inatteso, aveva chiesto del Direttore dell'Ospedaletto, il capitano Giuseppe Piccagnoni, ed aveva manifestato il desiderio di visitare Benito Mussolini e gli altri feriti ivi ricoverati.
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