C'è un'insidia...
(19 febbraio 1915)
Da molti segni è facile
constatare che il paese è inquieto. Il paese è inquieto
perché è disorientato. Dopo sette mesi — ormai
compiuti — di neutralità noi non sappiamo ancora qual
destino ci attende. I cittadini che non vogliono darsi la pena di
avere un'opinione personale si sono affidati alla lungiveggenza e
alla saggezza dei nostri governanti
i quali — secondo un luogo
comune — posseggono essi soli gli elementi di fatto per
giudicare la situazione; ma i governanti
malgrado la privilegiata
posizione in cui si trovano
ci sembrano non meno disorientati del
paese. Dopo la lettera di Giovanni Giolitti sono venuti gli articoli
del Giornale d'Italia. L'opinione pubblica e governativa austriaca si
è manifestata attraverso la nota secca e caporalesca della
Neue freie Presse
alla quale ha risposto untuosamente e codardamente
la giolittiana Tribuna.
Le possibili e famose
concessioni germaniche ci sono state rivelate dalla Frankfurter
Zeitung. Una zona del Trentino
poche diecine di chilometri quadrati
sull'Isonzo e nient'altro. A Vienna si è ancora più
intransigenti. Il Trentino — si è scritto a Vienna —
è una perla nella corona dell'impero
alla quale il vecchio
Francesco Giuseppe non rinuncerà mai. Il plebiscito di fedeltà
all'Austria
estorto ai contadini trentini
è un altro sintomo
dei criteri dominanti le sfere governative della duplice monarchia.
Criteri che si riassumono in questa formula: «Nessuna
concessione all'Italia
mai!».
Il Giornale d'Italia ha il grave
torto di essersi accorto di tutto ciò soltanto alla vigilia
della rentrée parlamentare. Non è per vantare inutili
diritti di priorità che noi ci permettiamo di ricordare che
prima del grande confratello romano
noi abbiamo insistito sulla
necessità della preparazione «morale» degli
italiani all'ineluttabile guerra. Fra le nostre parole e quelle
odierne del Giornale d'Italia v'è evidente analogia e quasi
identità. Soltanto le nostre sono di tre o quattro mesi fa.
Veggasi
infatti
da questa rapida documentazione
la verità
di quanto affermiamo.
(segue...)
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