(segue) C'è un'insidia...
(19 febbraio 1915)
[Inizio scritto]
L'imperdonabile errore del
Giornale d'Italia è di diffondere nel pubblico la fiducia
nella possibilità di impiegare con successo il «mezzo
diplomatico». Non è più una ingenuità o
una illusione quella del Giornale d'Italia: è un errore. «Un
mezzo o l'altro» è frase priva di senso. E ormai chiaro
anche ai ciechi che colla diplomazia non si otterrà nulla
non
si può ottenere nulla
nemmeno un solo centimetro quadrato
delle terre irredente. Non esistono più due mezzi e relative
facoltà di scegliere o l'uno o l'altro: non c'è che un
mezzo a nostra disposizione: la guerra. Se voi — o signori del
Giornale d'Italia — volete veramente contribuire alla
«mobilitazione degli animi»
voi non dovete più
oltre ingannare l'opinione pubblica prospettandole il possibile
avverarsi di situazioni che voi sapete a priori assurde e
irrealizzabili. Bisogna dire qualche cosa di più. Bisogna dire
che l'Italia deve fare la guerra
anche se — per una dannata
ipotesi — ottenesse tutto quanto forma la sostanza delle sue
aspirazioni nazionali.
Ammesso e non concesso che in
conseguenza di un gioco sapientemente machiavellico della nostra
diplomazia ottenessimo Trento
Trieste
Fiume
l'Istria
il possesso
in una parola
dell'Adriatico
questo non ci dispenserebbe dal fare
egualmente la guerra: al congresso della pace
dove verranno
ratificate le grandi modificazioni della carta politica d'Europa
avranno voce in capitolo soltanto quelli che — vinti o
vincitori — parteciparono al conflitto. Le eventuali
concessioni territoriali all'Italia in regime di neutralità
non hanno — dunque — alcun valore: o sono irrisorie e
allora non soddisfano le aspirazioni nazionali
o sono importanti e
allora v'è in esse celato l'inganno.
Mentre dura la guerra i
belligeranti non possono fare che delle promesse ai neutrali: ma chi
ci garantisce che saranno mantenute
in ispecial modo da gente che
ostenta un sovrano disprezzo per i «pezzi di carta»? Se
l'Austria è vittoriosa perché dovrebbe cederci i
territori di lingua italiana? E se ce li concedesse
chi ci assicura
che non ce li ritoglierebbe in un tempo più o meno lontano?
(*)
(segue...)
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