(segue) Vigilia
(11 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      Ma i magiari che reggono in questo momento la Ballplatz hanno capito il gioco e parato il colpo. Trincerarsi in una negativa assoluta come era nella volontà del vecchio imperatore e di alcuni circoli aulici significava inimicarsi l'Italia e separarsi dalla Germania: e allora era necessario accedere all'idea delle «negoziazioni» ma «solidalmente» con la Germania. Ecco perché ieri il Bülow rappresentava anche l'assente barone Macchio. Se le trattative approdano bene; se naufragano la Germania non potrà scindersi dall'Austria e l'Italia — pensano a Vienna — non potrà fare una guerra a scartamento ridotto contro l'Austria soltanto ma dovrà muoversi contro l'Austria e la Germania insieme. Questa prospettiva — nell'opinione dei magiari di Vienna — dovrebbe moderare gli appetiti «irredentistici» dell'Italia e influire sull'esito delle trattative.
      Così stando le cose e ammesso — per carità di patria — che il governo non mediti il tradimento è chiaro che le trattative non approderanno a risultati concreti. Le offerte di Bülow sono note ormai: potranno aumentare; ma non comprendono «tutte» le rivendicazioni italiane. D'altronde se anche si ottenesse tutto Trento Trieste Fiume Pola la Dalmazia nulla e nessuno ci garantirebbe il possesso futuro dei frutti «amari» della nostra neutralità nel caso di una vittoria austro-tedesca.
      L'altro tenebroso gioco mediterraneo cui si accenna in questi giorni è così fantastico che non vale la pena di rilevarlo. Del resto — a un certo momento — la triplice intesa metterà le carte in tavola: «O con noi o contro di noi!».
      È tradizione che prima di sguainare le spade si negozi; e von Bülow ha fatto il «passo». Ma il governo d'Italia — se veramente intende tutelare gli interessi materiali e morali della nazione — non deve indugiare più oltre nelle trattative diplomatiche.

(segue...)