(segue) Sonnino avanti lettera
(16 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      Nel marzo del 1883 discutendosi alla camera di questioni internazionali l'on. Sonnino denunciava «la nostra ormai tradizionale mancanza di politica estera» condannava aspramente la nostra politica delle «mani nette» che ci aveva impedito di andare in Egitto. Quel discorso è tutto una valente requisitoria contro la politica estera seguita dal governo d'allora... Il guaio è che dopo trentadue anni la musica non sembra affatto cambiata da quella che si suonava allora e contro alla quale Sonnino moveva asprissime e giustissime rampogne. Udite se non sembra un discorso di palpitante attualità: «In che consisterebbe dunque l'alleanza qual'è praticata dall'on. Mancini? Nell'essere considerati come un paese dal quale nulla vi è da sperare e nulla da temere; nell'aver fatto a Vienna una visita reale che non ci è stata restituita nell'essere ridotti come programma di politica estera a mantenere l'ordine a casa nostra...».
      E continuava in questi termini: «Una politica di alleanza siffatta è una alienazione gratuita della nostra libertà; non solo non giova ai nostri interessi ma ci sottopone piedi e mani legate a disegni che non ci vengono rivelati ed a scopi cui siamo estranei. Non essendoci né concerti né cooperazione non vi è né vi potrebbe essere partecipazione effettiva ai vantaggi. Non vi è uguaglianza tra chi sa e chi ignora; tra chi è pronto e chi non è. Non vi è né profitto né dignità in una tale situazione. Ed anche i più caldi partigiani dell'alleanza quale professo di essere io la respingerebbero ove dovesse ridursi come si riduce per opera vostra ad una dipendenza cieca e forzata ai disegni dei nostri alleati che si svolgono a nostro dispetto perché non li intendiamo ed a cui dobbiamo in ultimo sottoporci quando è passata per noi ogni opportunità di trarne profitto.»

(segue...)