Eterna commedia
(17 marzo 1915)
Atto primo. Dopo sette mesi di
neutralità il gabinetto Salandra si sveglia improvvisamente
dal torpore fachirico del «sacro egoismo» e si accorge
che è necessario provvedere alla difesa economica e militare
dello stato. A tale scopo un progetto di legge viene presentato al
parlamento. Lo spirito informatore di tale progetto non è
certamente «liberale». E poi delle due luna: o il
progetto in questione è inteso a «garantire» e
premunire la nostra neutralità
che dovrebbe essere giunta
agli sgoccioli
e allora è tardivo poiché per ben otto
mesi spioni e contrabbandieri hanno potuto operare e manovrare
liberamente e impunemente per tutta Italia; o il progetto —
divenuto ormai legge — deve servire per lo stato di guerra e
allora è superfluo
poiché
dichiarate le ostilità
spionaggio e contrabbando sono passibili di pene ben più
severe di quelle comminate dalla legge in questione. E dal momento
che la legge non ha carattere di temporaneità
o di
eccezionalità
ci si domanda perché sia stata votata e
proposta adesso e non prima. Pare insomma che l'on. Salandra abbia
voluto profittare dell'«eccezionalità» del momento
per armare normalmente lo stato di altri mezzi di repressione. Tutto
questo insieme di fatti dà alla legge stessa un carattere
sospetto e poco rassicurante.
Qual'è stato il contegno
dei deputati socialisti di fronte a questo episodio parlamentare?
L'Avanti! che si afferra al «diversivo» della «completa
edizione della democrazia alla reazione patriottica»
l'Avanti!
che parla di «riformisti
radicali e repubblicani che hanno
funzionato da pendagli della forca»
l'Avanti! non potrebbe
essere un po' meno spudoratello sol che pensasse all'«attitudine»
dei deputati socialisti?
All'annuncio delle misure
salandrine il campo socialista fu a grande rumore. Mentre l'organo
del partito dava fiato nelle sue trombe di cartone e sfoggiava in
prima pagina titoli sensazionali
la direzione riunita a Roma votava
il solito vibrato ordine del giorno di protesta e minacciava il
finimondo. I deputati socialisti dovevano — dalla più
alta tribuna del paese
come si dice in gergo elezionista —
fulminare il liberticida governo. Corse perfino la voce di un
possibile tentativo di ostruzionismo che sarebbe stato il degno
pendant del vociare urtante e impotente dell'Avanti! Ma si trattava
di un canard. I deputati socialisti non commettono più
sciocchezze o monellerie. Sono diventati seri. Nei primi tempi
sul
finire del 1913
appena eletti
erano talvolta capaci di qualche
gesto... vocale. L'inno dei lavoratori
intonato dal baritono
veronese
echeggiò più volte nell'aula disgraziata del
parlamento. Caroti aveva la specialità del fischio alla
becera
le interruzioni di Mazzoni erano la delizia della massa
tesserata. Ma ora le cose procedono diversamente. Il gruppo si è
parlamentarizzato e nessuno è sfuggito al sottile contagio
nemmeno l'intransigente Musatti che si è rivelato — per
motivi di famiglia — più giolittiano di De Bellis.
(segue...)
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