(segue) Sonnino avanti lettera
(16 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      Profetiche parole che fotografano la realtà odierna Nel 1914 allo scoppiare della crisi europea la situazione era perfettamente analoga a quella prospettata nel 1883 da Sonnino. L'Austria-Ungheria ha potuto mandare l'ultimatum catastrofico alla Serbia senza nemmeno avvertire l'Italia. L'Austria sapeva e l'Italia ignorava; l'Austria era pronta l'Italia inerme. L'Austria si proponeva obiettivi antitetici agli interessi materiali e morali d'Italia. Dov'è dunque domandiamo noi — con le stesse parole dell'attuale ministro degli esteri — dov'è il profitto e la dignità dell'alleanza? Non ci troviamo appunto dinanzi a quella forma di dipendenza «cieca e forzata» che avrebbe condotto il Sonnino a respingere l'alleanza pur essendo triplicista? Se nel 1883 non c'era — al passivo dell'alleanza italo-austriaca — che una visita reale non restituita oggi il passivo segna una cifra enorme se in cifre potessero tradursi tutte le vessazioni antitaliane compiute dall'Austria. Che cosa è mai la mancata visita imperiale paragonata alle violenze di Innsbruck di Trento di Trieste di Vienna; al veto insolente di Prevesa alle trame albanesi alle mine dell'Adriatico? I motivi sono oggi più che bastanti per «respingere» la triplice alleanza. Eppure come nel 1880 nessuno osa infrangere i lacci formali di un trattato esaurito nemmeno — fino ad oggi — l'on. Sonnino. Che si deve concludere dunque da queste melanconiche constatazioni? Questo: che il sistema della nostra politica estera è rimasto immutato attraverso la successione dei ministri. Ci dev'essere qualche cosa di più forte delle loro volontà. Dite se la politica estera dell'attuale gabinetto Salandra — che non dice mai nulla e si «rimette» sempre alle dichiarazioni precedenti — dite se non rientra esattamente nelle forme di quella politica che il Sonnino avanti lettera condannava con queste parole: «Gli è che quella politica alla giornata politica di equilibrio e di ripieghi che fu per tanto tempo la caratteristica dell'on. Depretis all'interno è stata pur quella dell'on. Mancini all'estero; ma con questa sola differenza che mentre l'on. Depretis è maestro nel gioco e non ha all'interno competitori che possano lottare con lui l'on. Mancini non ha saputo giocare e si trova per di più di fronte ai primi giocatori d'Europa.»

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