(segue) In ogni caso
(21 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      E proseguiamo il nostro ragionamento assurdo. L'Austria ci dà tutto anche Pola. La flotta austriaca scende nel mare Egeo e si misura — prima di cessare di esistere — con le flotte degli alleati... L'Italia resta neutrale paga di aver vinto senza giocare. Ma quale sarà la posizione dell'Italia alla fine della guerra? Se la triplice intesa vince chi ci assicura che riconoscerà i «fatti compiuti» verificatisi fra l'Italia e l'Austria durante il regime della nostra neutralità? E se per converso il blocco austro-tedesco vince è mai possibile ch'esso non ci reclami a breve o lunga scadenza la restituzione di Trieste Fiume Pola? Potrà l'Italia isolata mantenere contro un attacco austro-tedesco il possesso dei suoi nuovi domini?
      Ecco perché anche nell'ipotesi che l'Austria ci concedesse «tutto» la guerra è inevitabile è necessaria. Si tratta per noi di rendere «innocua» l'Austria. Ecco perché non è soltanto necessario strapparle le terre irredente ma è necessario strappargliele con una guerra decisamente vittoriosa che ci liberi per l'avvenire da quella preoccupazione austriaca che è stata così viva e inquietante dal '66 ad oggi.
      Per la stessa ragione è necessario spazzare l'Austria-Ungheria dall'Adriatico. Garantita per terra e per mare l'Italia potrà domani dedicarsi alla sua totale rigenerazione interna; ma se il problema sarà risolto a metà colla formula giolittiana del «parecchio» l'Italia di domani si troverà faccia a faccia col nemico di ieri e dovrà nutrire di nuovi miliardi il suo militarismo giovane ma già abbastanza vorace. Ecco perché noi accettiamo la formula della guerra in ogni caso.
      Il neutralismo conservatore è logico; il regime della neutralità potentemente armata è una bazza per i pescicani della siderurgia e delle forniture. Un regime ideale. Molti affari e nessun rischio. Ma noi ci proponiamo di rompere l'incanto. Se l'Italia vuol restare neutrale e lo potrebbe oggi senza subire il terribile destino del Belgio riduca ai minimi termini l'esercito e non pompi più oltre le tasche dei contribuenti; ma dal momento che l'esercito c'è e numeroso e preparato costosissimamente con qualche miliardo questo esercito deve battersi deve saper fare la guerra e non limitarsi ad esistere solamente per regalare dei lauti dividendi agli azionisti degli arsenali.

(segue...)