L'ideale di Marcora
(24 marzo 1915)
E semplice
è pratico
è
tecoppesco. Lasciare in pace il popolo. «Grato m'è il
sonno...». Il popolo dorme? Lasciamolo in pace. Il popolo è
vile? Non disturbiamolo. Il popolo è disorientato? E chi se
ne... Eppure l'on. Marcora
che poteva risparmiarsi il suo
idiotissimo pistolotto finale
non fosse altro per non dare motivo a
quella formidabile celebrità del socialismo sublunare che
risponde al nome di Francesco Beltrami di dire che anche il
presidente della camera è neutralista
l'on. Marcora —
dicevo — non è sempre stato dell'opinione che convenga
«lasciare in pace» il popolo
nei momenti tragici della
storia. L'on. Marcora appartiene a una generazione di uomini che non
lasciarono mai in pace il popolo italiano
dal '21 al '70
ma lo
scossero
lo trascinarono nelle congiure
sui campi di battaglia
colla virtù della parola e con quella ben più efficace
e suasiva dell'esempio sino alla quasi completa redenzione nazionale.
Tempi infinitamente più ingrati degli attuali. Il popolo
dormiva di un sonno profondo
come quello della morte.
«E un popol morto dietro a
lui si mise» — ha detto Enotrio Romano
evocando Giuseppe
Mazzini che... non lasciò «mai in pace» — a
poltrire cioè nell'ignavia — il popolo italiano. Eppure
l'on. Marcora
cinque o sei anni fa
non era così neutralista
come è apparso nell'ultimo discorso parlamentare. Durante una
memorabile discussione l'on. Marcora parlò di «balze del
Trentino nostro» e la frase ebbe un'eco così viva oltre
Isonzo da provocare le solite scuse dell'Italia... Quantum
mutatus!... l'on. Marcora. Non gli si chiedeva uno squillo di guerra
ma nemmeno una cavatina neutralista. Sarebbe tuttavia assurdo
conferire troppa importanza alle parole del presidente della camera
perché si verrebbe — tra l'altro — a dare qualche
importanza alla camera stessa e a ciò che si dice e si fa a
Montecitorio. L'inizio della salute morale e politica d'Italia
coinciderà colla svalutazione assoluta del nostro parlamento
in particolare e del parlamentarismo in genere.
(segue...)
|