Pedate ai neutri
(26 marzo 1915)
La resa di Przemysl
che può
essere definita una Sedan austriaca
ha rialzato di molto il tono
degli articoli nella stampa della triplice intesa. Dopo l'insuccesso
notevole nelle operazioni di forzamento dei Dardanelli
operazioni
che saranno continuate per mantenere dinanzi ai turchi il prestigio
della triplice e per «forzare»
più dei
Dardanelli
gli stati balcanici
la capitolazione di Przemysl
rappresenta una delle più grandi vittorie della triplice
intesa. Sono già state esaminate le conseguenze d'ordine
militare della caduta della fortezza galiziana: conseguenze negative
e positive: bottino enorme di uomini e di materiale
conquista ormai
definitiva di tutta la Galizia e possibilità per le forze
russe di valicare i Carpazi. In altra parte del giornale Prezzolini
prospetta altre conseguenze d'indole diplomatica in seguito alla resa
di Przemysl. Noi non crediamo alla possibilità di una pace
separata austro-russa. Non è nell'interesse della Germania
ma
non è nemmeno in quello dell'Austria. L'Austria legata
intimamente alla Germania salva qualche cosa. Un dissidio
austro-tedesco potrebbe condurre la Germania a «rifarsi»
in tutto o in parte sulla sua alleata di oggi
strappandole le
provincie tedesche.
V'è un terzo ordine di
conseguenze che riguardano i «paesi neutri». Il
linguaggio della stampa russa è pieno di chiari moniti
significativi diretti alle potenze neutrali e in particolar modo
all'Italia. Siamo ben lontani dai giorni in cui i russi ci colmavano
di cortesie. Nell'ottobre lo czar offriva all'Italia i prigionieri
delle provincie irredente e l'offerta
che non fu apprezzata dal
punto di vista morale
né da quello politico
fu «gentilmente»
declinata con dei pretesti più o meno giuridici o diplomatici
ma in realtà per non «urtare» la suscettibilità
austriaca. Dopo Leopoli
i russi erano deferenti verso di noi
oggi
sono indifferenti o quasi. Prima accettavano il punto di vista
italiano
anche per la Dalmazia
oggi lo discutono o lo respingono. È
impossibile dire in che relazione stia l'opinione pubblica espressa
dai giornali coi propositi delle classi dirigenti
ma è certo
che l'Italia neutrale
ostinatamente neutrale
dopo otto mesi di
guerra
non ha una bonne presse nell'impero moscovita. Ed è
giusto che sia così. Se domani i russi — battuti ancora
una volta gli austriaci nei Carpazi — occupassero con forti
contingenti l'Ungheria
il tono della loro stampa che oggi è —
nei riguardi d'Italia — agrodolce
diventerebbe aspro e
nettamente ostile. La valorizzazione del punto di vista serbo —
già in parte accettato dalla stampa russa — potrebbe
creare qualche serio imbarazzo all'Italia.
(segue...)
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