(segue) Pedate ai neutri
(26 marzo 1915)
[Inizio scritto]
Ora è strano
è
umiliante che i giornali italiani si lagnino di veder trattata
l'Italia neutrale con un'aria di malcelato disdegno. E che si
pretende infine? È il destino dei neutrali quello di diventare
— nel corso del tempo — «a Dio spiacente ed ai
nemici sui». Si pretende forse che coloro
i quali combattono
da tanti mesi
facciano delle reverenze a noi che ci teniamo
«eroicamente» le mani alla cintola? Chi lavora disprezza
il poltrone che ozia; chi combatte non può avere dei riguardi
per chi si sottrae ai rischi e ai sacrifici delle battaglie; ed è
— quindi — perfettamente logico e umano che siano tenuti
lontani dal raccolto coloro che al momento di seminare disertarono il
campo. Io non so se l'Italia sia isolata politicamente e
diplomaticamente. So però che — aiutando la neutralità
— l'Italia sta per segregarsi «moralmente» da tutte
le nazioni del mondo civile. Da tutte: dalle grandi e dalle piccole;
da quelle della triplice intesa e da quelle della duplice alleanza.
Nei popoli d'Europa
fra i quali — a differenza della
diplomazia — non si «calcola» soltanto l'entità
degli interessi
ma si «sente» la giustizia
la bellezza
la moralità
sta sorgendo un odio istintivo e profondo per
questa Italia prudente
calcolatrice e sordida che risparmia con
esoso egoismo il suo sangue e il suo denaro e pretenderebbe poi —
con un sacrificio minimo o nullo — di assicurarsi la somma
maggiore di benefici.
Questa rivolta del senso
«morale» dei popoli dovrebbe essere valutata dai nostri
governanti in rapporto al nostro imponente fenomeno emigratorio. La
continuata immobilità dell'Italia non può non essere
sempre più aspramente giudicata all'estero. Sino a ieri la
nostra neutralità poteva essere giustificata
dall'impreparazione militare
ma oggi il quasi ufficioso Giornale
d'Italia ci fa sapere che la «spada è affilata» e
che siamo preparati anche più di quanto non si creda. Fu detto
che
caduta Przemysl
l'Italia si sarebbe finalmente mossa. Przemysl
si è arresa e l'Italia è più ferma che mai.
Adesso si attende il «fatto nuovo» dei Dardanelli
e non
si pensa che il «fatto nuovo» dell'impresa potrebbe
essere costituito dal nostro intervento che provocherebbe la riscossa
antiturca della Bulgaria e quella antiaustriaca della Romania.
(segue...)
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