La sfida
(31 marzo 1915)


      La dimostrazione interventista organizzata per stasera dalla sezione repubblicana milanese e dal fascio d'azione rivoluzionaria — forte ormai di oltre cinquecento inscritti in grandissima maggioranza operai — ha suscitato le collere degli ultimi sfiancati neutralisti della congrega di via San Damiano. Costoro che irridono — con una certa aria buffa di superiorità — le nostre «sparute pattugliere» sentono di essere ridotti agli estremi. Essi non rappresentano che centottantaquattro individui su millequattrocento inscritti al partito su trentaquattromila elettori che diedero il voto alla lista dei socialisti in testa alla quale si trovava — giova ricordarlo! — il compianto Luigi Maino interventista ferventissimo sino dalla prima ora. Che fosse un venduto o un becero anche lui?
      I neutralisti dell'Avanti! e della sezione socialista milanese devono trovarsi in uno stato d'animo disperato. L'organo del partito vede diradare le file dei suoi abbonati e diminuire — ahimé! — le cifre della sua tiratura l'esodo degli elementi intellettuali e provati dal partito continua quotidianamente la confederazione generale del lavoro respinge a priori ogni idea di azione «pratica» contro la guerra tanto che al 21 febbraio fece uscire un supplemento dedicato interamente alla questione dei... cereali. V'è di più. Due dei collegi socialisti di Milano sono rappresentati da interventisti. L'on. Maffioli si è rifiutato di parlare al comizio del 21 febbraio e nelle ultime assemblee della sezione le sue dichiarazioni parvero assai eretiche ai «compagni» sudekumizzati. E Amilcare Cipriani? L'on. Maffioli non è stato mai esplicito e perciò non è incorso nelle scomuniche ma Cipriani ha fatto più volte professione di fede interventista. Non sentono i socialisti austriacanti l'incompatibilità fra la loro tesi e la loro anima e l'anima e il passato del rappresentante del sesto collegio? Che anche Amilcare Cipriani abbia stretto qualche misterioso e segreto patto col demone della borghesia internazionale? Ricordo che durante la campagna elettorale prò Cipriani gli oratori insistevano molto sul suo passato patriottico sui sacrifici da lui affrontati per la causa delle nazionalità: si magnificava l'opera sua durante il risorgimento italiano e lo si presentava alle folle come uno dei fattori dell'unità e dell'indipendenza d'Italia. Oggi il Cipriani che corse in Grecia nel 1897 non deve riconoscere i suoi elettori panciafichisti milanesi del 1915 o questi devono essere acerbamente pentiti di averlo mandato al parlamento specie dopo l'inattesa e... non desiderata convalidazione.

(segue...)