Il proletariato è neutrale?
(3 aprile 1915)
Malgrado la dura e meritata
lezione inflitta dagli interventisti alle turbe sparute e
canagliesche dei neutralisti milanesi raccattati e allenati — a
gran fatica — nei «casotti rionali»
l'Avanti! ha
ancora tanta fresca disinvoltura da montare in cattedra
gonfiarsi le
gote e proclamare ai quattro orizzonti che il proletariato d'Italia è
neutrale ed è contrario pertinacemente alla guerra!
Tutto ciò è falso
e i compilatori dell'Avanti! lo sanno bene. Essi non si illudono
ma
vogliono illudere gli altri. L'edificio della loro neutralità
non sta più in piedi
ma essi si affannano —
ipocritamente — a nascondere le crepe e le lesioni che
preannunciano la rovina. La verità sempre più palese è
che non solo non esiste più una «unanimità
neutrale» nel proletariato
ma si delinea una situazione
nettamente opposta: l'unanimità del proletariato per
l'intervento. Su quali basi
su quali dati di fatto
i neutralisti
accucciati all'Avanti! poggiano le loro asserzioni sulla neutralità
assoluta e indefinita della classe lavoratrice italiana? Forse sui
voti e relativi ordini del giorno delle sezioni socialiste? Nelle
sezioni socialiste il proletariato è scarsamente
rappresentato. Abbondano gli individui appartenenti alle medie
categorie. Gli intellettuali — quando non abbiano
preoccupazioni elettorali — sono quasi tutti per l'intervento.
Abbordate un tesserato socialista che appartenga alle professioni
cosiddette liberali e vi troverete dinanzi ad un uomo che respinge la
neutralità assoluta e simpatizza... colla tesi opposta.
Aspettate che la mobilitazione
spezzi i freni della disciplina di partito e assisterete a una
fioritura orgiastica di interventisti. La neutralità dei
socialisti ufficiali
che trova la sua periodica mestruale
consacrazione negli «organi» del giorno
ha un valore
relativo e non può essere accettata come l'espressione dei
sentimenti e delle tendenze generali della classe lavoratrice.
(segue...)
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