Italia Serbia e Dalmazia
(6 aprile 1915)


      Nella prima adunata nazionale dei fasci d'azione rivoluzionaria venne votato sulla questione dell'irredentismo il seguente ordine del giorno: «Il congresso nazionale degli interventisti rivoluzionari discutendo in merito all'irredentismo ritiene che i problemi di nazionalità debbano essere radicalmente risolti oltre che per ragioni ideali di giustizia e di libertà per le quali i popoli soggetti devono acquistare il diritto di appartenere a quelle collettività nazionali da cui son rampollati anche perché la risoluzione di tali problemi è nell'interesse della rivoluzione sociale in quanto essa risoluzione libera la via da ogni elemento di confusione tra i vari ceti sociali.»
      Quest'ordine del giorno è una dichiarazione di principio che rientra perfettamente nell'orbita delle idealità socialiste ma — in esso — si astrae da ogni delimitazione pratica o territoriale dell'irredentismo italiano. L'irredentismo italiano non viene specificato e determinato. Ricordo che nell'adunata si delinearono due correnti: luna che voleva limitarsi a una affermazione ideale l'altra che voleva — oltre all'affermazione ideale — precisare il significato e la portata in senso geografico e storico — e quindi politico — dell'irredentismo italiano. Io sostenni quest'ultimo ordine di idee.
      «Sta bene — io pensavo e penso — affermare che "i problemi di nazionalità debbono essere risolti per ragioni ideali di giustizia e di libertà" ma non basta. Il problema si presenta in termini concreti. Il nostro "irredentismo" non varca certi confini che per altri irredentismi — ad esempio — non esistono. L'irredentismo può scivolare nel nazionalismo imperialista. Fin dove arriva il nostro irredentismo?» Ecco la domanda che io posi ai «fascisti» convocati a Milano. Domanda che non ebbe risposta ma che torna oggi — colle polemiche sul possesso della costa dalmata — di grande attualità. Se non vogliamo confonderci coi nazionalisti se non vogliamo assumerci responsabilità positive o negative occorre prospettare il nostro punto di vista.

(segue...)