(segue) La sfida
(31 marzo 1915)
[Inizio scritto]

      Che cosa ne dice il Turati che ha gridato in parlamento «Viva mille volte viva l'Italia» e il Treves che sublimava l'amore di patria con accenti lirici sconosciuti alla corrente letteratura del socialismo italiano? Che cosa ne pensa la giunta comunale di Milano che largiva un sussidio ai veterani delle cinque giornate agli artefici cioè di quella «infame mistificazione» che l'Avanti! — tardigrado e solitario e sospetto herveista — denuncia e contro alla quale invita ad insorgere i lavoratori «coscienti e tesserati»? A queste domande nessuno risponderà. I dirigenti del partito — tutti interventisti — lasciano libero corso alle esercitazioni demagogiche degli irresponsabili e degli idioti. Ma la massa lavoratrice ha avvertito l'inganno. Ha sentito che si gioca la doppia commedia. La causa della neutralità ha perduto e perde continuamente terreno. Ne avranno la prova stasera i 184 neutralisti sudekumizzati di Milano. Poiché stasera tutto tutto il popolo si raccoglierà attorno ai fratelli Garibaldi e i neutralisti milanesi — degni compari di quelli che trattarono di «sadisti e di criminali» i garibaldini — sentiranno stasera tutto il gelo della loro solitudine e tutto il peso della loro vergogna.
      31 marzo 1915.