(segue) Il proletariato è neutrale?
(3 aprile 1915)
[Inizio scritto]
V'è una terza
organizzazione proletaria: il sindacato ferrovieri. Neutrale?
Affatto. Fra i centocinquantamila ferrovieri i neutralisti sono una
minoranza trascurabile. I capi del movimento: i Ciardi
i Bitelli
i
Pietroni
i Papa — cito a fascio e a memoria — sono tutti
per l'intervento. Nel recente congresso d'Ancona nessun voto contro
la guerra o a favore della neutralità.
Sino a qualche tempo fa pareva
che il fortilizio inespugnabile del neutralismo socialista dovesse
restare Milano. Ma — dopo alcuni mesi d'assedio — la
Przemysl della neutralità è vicina a cadere. Le ultime
sortite dei «neutralisti» sono state disastrose... La
discordia regna nel loro campo. Non più tardi di ieri il
Giornale d'Italia dedicava una pagina alla crisi profonda del
socialismo milanese diviso fra i cervelli pensanti e responsabili e i
cervelli irresponsabili e scriteriati. I Gottardi
gli Allevi
i
Veratti
i Caldara
i Mondolfo e gli innumerevoli altri
che sono
neutralisti relativi o addirittura interventisti
sono ridotti a
subire le intimazioni dei pretoriani dei «quartieri»
rionali. Il raccordo tramviario
l'affare del prestito nazionale
il
«pronunciamento» del comune — respinto con un
elegante fin de non recevoir da quel portentoso
se pur
lillipuziano Bismarck della diplomazia socialista che risponde al
nome di Velia — sono sintomi della disgregazione totale non
molto lontana. Sino ad oggi gli interventisti di palazzo Marino hanno
brontolato e «ricorso» ai supremi poteri. Hanno
dichiarato che «quando il paese avesse bisogno di tutti i suoi
figli
sarebbero al loro posto» e sta bene. Ma la loro
situazione si aggrava e diverrà fra poco insostenibile... E
allora dovranno scegliere... O la rinuncia o la rivolta!
Frattanto non è
superlativamente ridicolo e sufficientemente menzognero il Vorwarts
di Milano quando grida che l'Italia lavoratrice è neutrale?
(segue...)
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