(segue) Disciplina?
(11 aprile 1915)
[Inizio scritto]
Ebbene
questo popolo —
malgrado l'oscurità in cui lo si è «volutamente»
tenuto — ha dato «finora» saggio di disciplina.
Sono passati mesi terribili durante i quali i socialisti stessi si
sono piegati a necessità d'ordine nazionale. Se avessero
voluto — non tutti
ma qualcuno — «pescare nel
torbido»
secondo il linguaggio dei procuratori del re
l'occasione non sarebbe mancata. Bastava gettare del petrolio sulle
fiamme delle rivolte per la fame. Bastava dare una linea a un
movimento spontaneo e grandioso e «legittimo». L'Italia —
minata e demoralizzata all'interno — sarebbe stata
necessariamente «distrutta» dai problemi d'ordine
internazionale e non avrebbe mai chiesto la guerra. Bisogna avere il
coraggio di dire che i socialisti
«sedando» le rivolte
della fame o prevenendole
come è avvenuto nei grandi comuni
da loro conquistati
hanno fatto — consciamente o no —
opera di patriottismo molto superiore a quella degli onesti
«borghesi» contrabbandieri.
La disciplina «nazionale»
c'è stata. Due miliardi sono stati spesi
settecento mila
uomini sono sotto alle armi e nessuno ha protestato. Ma ora la
disciplina comincia a pericolare. Il popolo che ha atteso per
lunghissimi nove mesi una parola
oggi non ne può
letteralmente più
e domanda e vuol sapere qual destino gli
sia riservato
di qual morte deve morire. È umano. Abusare
ancora della sua pazienza sarebbe bestiale. Intanto che cosa fa il
governo? Ci consiglia di mettere il «cuore in pace»
ci
fa sapere che attende un «evento decisivo» per muoversi e
che l'attesa gioverà a rendere perfetta la nostra preparazione
militare. Noi ci domandiamo — esterrefatti — in quale
stato di incredibile disorganizzazione doveva trovarsi il nostro
esercito nel mese di agosto
se con due miliardi e nove mesi non
siamo ancora «al punto». O la impreparazione è una
scusa per le tergiversazioni diplomatiche? O è annunciata per
reclamare nuovi miliardi? Quanto al «fatto decisivo»
che
tutti aspettano e che non viene mai
non ha dunque considerato il
governo la verità di questa proposizione fondamentale: che il
miglior modo per rendere un «fatto decisivo» è
quello di contribuire a crearlo? Przemysl pareva un «fatto
decisivo»
adesso il «fatto decisivo» sarebbe
costituito dalla ormai avvenuta traversata dei Carpazi da parte dei
russi. Ma non è intuitivo che se domani le baionette italiane
si affacciassero alle frontiere austriache
si faciliterebbe
l'invasione dei russi in Ungheria e si sarebbe compartecipi del
«fatto decisivo»
impedendo anche una precipitosa pace
austro-russa?
(segue...)
|