(segue) Disciplina?
(11 aprile 1915)
[Inizio scritto]

      Noi siamo indotti a sospettare che l'eventualità di una pace austro-russa lusinghi i nostri diplomatici e i nostri governanti. Se la Germania da una parte e la triplice intesa dall'altra acconsentono a una pace separata austro-russa i nostri diplomatici farebbero il loro gioco e raggiungerebbero il loro obiettivo che è quello della «piccola guerra» soltanto contro l'Austria. Se la Germania — dopo una pace austro-russa — si «disinteressa» dell'Austria-Ungheria la Germania si disinteresserà allo stesso modo di una guerra dell'Italia contro l'Austria guerra che non coinvolgendo la Germania renderebbe ancora possibile una collaborazione diplomatica italo-tedesca. Colla Serbia è facile raggiungere un accordo particolare. Sono ipotesi eventualità ma questa incertezza perdurante rende legittimo ogni sospetto e fra poco ogni esasperazione.
      Noi restiamo quindi sordi agli appelli per la disciplina nazionale. Per esigere la «disciplina» da un popolo nel secolo ventesimo bisogna «illuminarlo». Noi «indisciplinati» abbiamo la coscienza di avere assolto a un nobilissimo dovere patriottico. Rendendo «popolare» la necessità della guerra noi abbiamo contribuito a creare il «morale» delle truppe che dovranno combattere domani. Gli «interventisti» disseminati nella compagine dell'esercito saranno di sprone agli altri e saranno i migliori soldati perché sapranno la «ragione» della guerra. Data la compagine prevalentemente «rurale» dell'esercito italiano questa infusione di elementi «idealisti» avrà senza dubbio benefiche ripercussioni sull'esito della guerra.
      I nostri propositi sono chiari. D'ora innanzi noi accettiamo una sola disciplina: quella della guerra. Se il generale Cadorna non dirà la parola che attendiamo l'Italia sarà fatalmente insanguinata dalla «guerra civile»...

(segue...)