(segue) Nel vicolo cieco
(26 aprile 1915)
[Inizio scritto]
Questa è l'apologia più
turpe del sacro egoismo. Il discorso può essere tradotto in
questi termini: È certo ormai che l'intervento dei neutrali
segnerà la fine della guerra
ma noi italiani ce ne
infischiamo
socialisticamente. Francesi e tedeschi e russi e belgi
ecc.
continuino a scannarsi finché non ne avranno abbastanza.
Quando tutta l'Europa sarà un cimitero
non si combatterà
più; e gli unici esseri viventi nell'ecatombe universale
saranno quelli che si sono «tenuti socialisticamente in
disparte» a guardare. Parlare di una pace di transazione è
il colmo dell'abominio: significa volere l'Europa di domani in tutto
uguale a quella di ieri e
anzi
peggiorata nel senso che i non vinti
e i non vincitori torneranno a preparare una nuova conflagrazione per
decidere la partita. Ma poi
in qual modo può il governo
d'Italia incalzare i contendenti alla pace? Ordinando delle
preghiere... laiche? Con un'azione diplomatica? E se questa fallisce
per colpa di un sol gruppo di belligeranti
non ne viene di
conseguenza l'obbligo morale per il governo d'Italia di schierarsi —
con le sue forze militari — dalla parte dell'altro gruppo?
Miserabili sono le deduzioni che
chiudono l'articolo dell'Avanti! La guerra dell'Italia contro
l'Austria sarebbe ingiusta perché fatta per «arraffare»
territori. Per la stessa ragione poteva dirsi ingiusta la guerra del
'59 e del '66 che «arraffava» la Lombardia e il Veneto
all'Austria. La mentalità degli scrittori dell'Avanti! è
completamente austriaca. L'Avanti! è una Neue freie Presse
scritta in italiano
citata a Vienna e a Berlino. E da buon
austriaco
l'Avanti! di Milano non si limita soltanto a separare le?
sue responsabilità morali e materiali da quelle altrui
ma
vuole altresì «agire»
cioè
rendere un
reale
pratico servizio a Francesco Giuseppe
vuol fare ogni
tentativo per ostacolare la guerra...
(segue...)
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