(segue) Abbasso il Parlamento!
(11 maggio 1915)
[Inizio scritto]
I colloqui di ieri che cosa
significano? Non si sa. Buio pesto
ancora. Noi siamo dei minorenni
degli interdetti. Però
è sintomatico il linguaggio dei
giornali austriacanti
a cominciare dalla cirmeniana Stampa di
Torino. Erano molto abbacchiati i neutralisti clerico-moderati
l'altro giorno
quando il Consiglio dei ministri decise di prorogare
al 20 corrente la riapertura della Camera
perché
interpretavano il fatto come il vero e decisivo squillo di guerra.
Sono passati quattro giorni e nuove speranze risorgono nei cuori
degli incarogniti triplicisti. Secondo loro l'Austria ci farebbe —
adesso — delle concessioni tali da accontentare il più
frenetico degli imperialisti italiani. Non si precisa nulla
ma si
afferma che l'Austria è disposta a darci il «parecchio»
di giolittiana invenzione e qualche cosa in più. La
possibilità di un accordo non sembra
dunque
definitivamente
dileguata: nei circoli politici e parlamentari cui si ispira la
Tribuna
ad esempio
si invita il Governo alla prudenza e alla
saggezza
cioè all'accordo con gli Imperi Centrali.
Sembra però che ci sia un
ostacolo insormontabile: il già avvenuto accordo con la
Triplice Intesa. Ma i neutralisti inveterati hanno già una
soluzione pronta per 4 bere» l'ostacolo: Sonnino fa come
Venizelos e si dimette insieme col Ministero. Il nuovo Ministero —
capeggiato
naturalmente
da Giolitti — scinde i patti
stipulati con la Triplice Intesa e si rimette a «negoziare»
con l'Austria-Ungheria. Questi progetti sono semplicemente criminali.
Il «parecchio»
che l'Austria sembra incline a concederci
in questo momento
è un vero e proprio agguato. Sciogliendoci
dalla Triplice Intesa
noi saremmo tremendamente isolati ed è
molto probabile che invece del «parecchio» ci capiterebbe
sul capo la rappresaglia degli austro-tedeschi. Sarebbe il castigo
meritato del nostro doppio ed equivoco atteggiamento mercantile.
(segue...)
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