La guerra comincia ora...
(25 giugno 1915)
Il significato della presa di
Leopoli è questo: la guerra continua
anzi
incomincia
ora
dopo dieci mesi. Di pace si può parlare in Germania — da
conservatori e da socialisti — ma si tratta o di aspirazioni
utopistiche o di manovre politiche. La realtà è che la
fine della guerra è così lontana che discutere di pace
è un inutile esercizio accademico.
Non per nulla
accanto al
grandioso prestito lanciato in questi giorni
il governo inglese ha
preso un'altra misura più modesta
ma non meno sintomatica: le
elezioni legislative che dovevano aver luogo nel dicembre di
quest'anno sono rinviate al dicembre 1916. Nel «preventivo»
inglese c'è
dunque
— lo si arguisce da mille indizi —
un altro inverno di guerra. La riconquista della Galizia significa —
infatti — un altro lungo periodo di guerra europea.
Che l'Austria-Ungheria faccia
offerte di pace alla Russia è possibile
— di questa
pace separata austro-russa si è fin troppo parlato! — ma
la Russia è oggi obbligata a continuare la guerra. E non già
e come soltanto in conseguenza del «patto di Londra»
ma
per necessità storiche supreme. Quella specie di equilibrio
territoriale
che la guerra aveva stabilito e che poteva costituire
una piattaforma per eventuali trattative di pace
è scomparso.
Il blocco tedesco-magiaro occupa
ancora la Francia
ma i russi hanno sgombrato la Galizia. Germania e
Austria sono territorialmente integre
e mentre tengono fermo nei
paesi invasi
minacciano la Russia. Può — ora — la
Russia accettare il «fatto compiuto» della riconquista
austriaca di Leopoli? No
per vario ordine di ragioni. L'esercito
russo non è stato battuto.
I critici militari
nel verbo
dei quali
noi
profani d'arte bellica
dobbiamo giurare
affermano
ad alta voce che le armate russe si sono ripiegate in buon ordine e
che — fra qualche tempo — saranno certamente in
condizioni tali di efficienza
da poter riprendere la loro offensiva.
La locuzione «qualche tempo» è vaga
può
significare poche settimane o pochi mesi. Ma l'esercito russo si
batterà ancora
come si batte del resto valorosamente su!
Niemen
non fosse altro per salvare il suo prestigio militare. C'è
poi da salvare il prestigio politico-morale della Russia sui popoli
della Balcania. Una Russia sconfitta dall'Austria e incapace poi di
prendersi adeguata rivincita
è una Russia che deve rinunciare
— per molto tempo e forse per sempre — alla sua missione
di protettrice delle genti slave. Infine
l'annessione della Galizia
era considerata in Russia come il premio della guerra. A questo
bottino territoriale la Russia rinuncerà soltanto il giorno in
cui non avrà più un esercito degno di questo nome. Ma
quel giorno non spunterà mai nell'impero degli czar.
(segue...)
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