Guerra di popolo
(4 luglio 1915)
Il deputato socialista di
Vienna
Pernerstorfer
uomo di schiena assai duttile... negli inchini
a Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe
ha sentenziato in
un giornale di Berlino che «non è il popolo italiano che
ha voluto e vuole questa guerra». Il signor Pernerstorfer ha
torto e prima di noi s'incarica di farglielo sapere un giornale di
Vienna. «È inesatto — scrive il quotidiano
viennese — è mille volte inesatto che il popolo italiano
non abbia voluto e non voglia questa guerra. Crede forse
il signor
Pernerstorfer
che il popolo sia limitato al suo partito socialista?
Ma anche qui egli ha ragione a metà
perché sono
soltanto gli stretti circoli che fanno capo all'Avanti! che non
vollero saperne della guerra... Se il signor Pernerstorfer ha udito
mai parlare di una guerra di popolo egli dovrà riconoscere...
ecc.»
Ben detto. È la verità.
La verità che da qualche tempo non è più
socialista e non ha più dimestichezza alcuna con quegli
organismi teologici che si chiamano partiti socialisti ufficiali. È
evidente che la socialdemocrazia teutonica
della quale l'austriaca
non è che una propaggine senza differenziazione o autonomia
faceva sicuro assegnamento sulla neutralità propagata e difesa
dal partito socialista ufficiale italiano. È evidente che
quando a Vienna e a Berlino si leggeva sull'Avanti! che «tutto»
il popolo non voleva saperne di guerra sol perché in qualche
dozzina di villaggi dimenticati si congiurava prò neutralità;
è comprensibile
dico
che a Berlino e a Vienna si giurasse
sul verbo dell'Avanti! e si cadesse nell'illusione
che il giornale
milanese ha visto così miseramente naufragare al primo
annuncio della mobilitazione.
E verissimo — per la
fortuna dell'Italia e per l'avvenire della rivoluzione — che il
popolo italiano non è limitato al partito socialista. Quelle
poche decine di migliaia di federati
fra i quali — specie in
paesi — abbondano i convinti
ma fra i quali — specie in
alto — non scarseggiano gli speculatori e i mistificatori
pretendono abusivamente di rappresentare le masse
si
autoconferiscono questa qualità e questa capacità
ma
la massa
il popolo
non è circoscritto nei «quadri»
anzi nei «registri» affidati a quel «povero
proletario del commercio» che risiede — oh
strane
combinazioni! — proprio in via del Seminario a Roma. Le
giornate di maggio sono là a dimostrare nella maniera più
solenne che gli «stretti circoli» dell'Avari.' sui quali
contava Francesco Giuseppe
sono tanti che non contan assolutamente
nulla. Pernerstorfer
l'aulico socialista Pernerstorfer
è
male informato. Il giornale viennese conosce le faccende italiane
meglio
forse
delle faccende ungheresi. Comunque
la sua è
una constatazione di fatto
che non si discute.
(segue...)
|