Profilassi interna
(27 dicembre 1915)
Questo articolo
fu scritto in uno dei momenti più drammatici della Guerra
mentre una parte del paese
all'interno non aveva ancora piena
coscienza del dovere di assistere
materialmente e spiritualmente
coloro che combattevano nelle trincee. Fu pubblicato sul «Popolo
d'Italia» il 27 dicembre 1915.
Ci sono tre categorie d'Italiani
che possono esercitare ed esercitano
infatti
un'influenza
debilitante e deprimente sullo spirito della Nazione in guerra e
sono: gli allarmisti
gli incontentabili e gli zelatori più o
meno disinteressati della pace... metafisica.
Sui primi non vale la pena di
scrivere molte parole; si tratta di gente che non voleva la guerra
di gente che ha «subito»
mal celando il dispetto e la
collera
le decisioni dell'Italia nel maggio; si tratta di una
accozzaglia di uomini obliqui — in gran parte legati alla
Germania per via del marco di Bülow — i quali traggono una
loro miserabile vendetta nel diffondere ed accreditare le voci più
catastrofiche e assurde ai danni nostri.
Non è però
difficile liberarsi di questa mala genia. Bisognerebbe cominciare col
gettar fuori dalle frontiere d'Italia le centinaia e centinaia di
tedeschi autentici o di falsi svizzeri
che circolano ancora
impunemente fra noi; bisognerebbe che la sorveglianza «politica»
al confine svizzero fosse fatta sul serio
perché è
ormai accertato che Lugano
Lucerna
Zurigo sono i centri di
diffamazione dell'Italia
e per ciò che riguarda gli
«allarmisti» dell'interno
basterebbe un esempio
uno
solo
ma persuasivo
per ridurre questi alleati dei nostri nemici
alla perfetta innocuità.
Nel discorso pronunciato
recentemente dall'on. Salandra al Senato
v'era un'affermazione
energica che merita di essere ricordata. «La repressione —
disse il Presidente del Consiglio — è un'arma a doppio
taglio
ma noi ci taglieremo le mani
pur di recidere la testa ai
nemici della Patria». Prendiamo atto
ma crediamo che se il
Governo sarà previdente e vigilante
se seguirà —
insomma — una politica rettilinea
non avrà mai
occasione di ricorrere alle misure estreme. Perché
l'equilibrio morale e politico della Nazione sia mantenuto integro
non è necessario proclamare lo stato d'assedio; il Governo può
colpire con altri mezzi più semplici
meno paurosi e di natura
puramente amministrativa i sabotatori dell'opera sua e della guerra
nazionale; né gli costerà molta fatica il rintracciarli
e l'identificarli
dal momento che li ha in gran parte vicini e
talvolta sono gli esecutori — quanto solleciti e volonterosi! —
dei suoi ordini. In altri termini: il Governo deve estirpare la
gramigna cattiva del giolittismo
cominciando dai prefetti
dai
sottoprefetti e dai funzionari alti e bassi di tutte le gerarchie
non esclusa la militare
i quali dimostrano in troppi modi
di esser
ancora fedeli seguaci del verbo parecchista e offrono al Governo
attuale una collaborazione passiva e negativa che può —
a lungo andare — risolversi in un disastro. È chiaro che
l'esempio dell'alto avrà immediata e quasi automatica
ripercussione in basso.
(segue...)
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