Il patto di Corfù
(7 agosto 1917)
La riunione di Londra è
finita
anche l'eco dei discorsi che son sempre quelli — tanto
che potrebbero essere affidati
per la ripetizione
a un disco di
fonografo — è dileguata
ma sull'avvenimento politico
più importante della vigilia
cioè l'atto di nascita
dello stato jugoslavo
non una parola è stata detta
non un
comunicato è stato diramato dalle agenzie. Eppure
non può
essere che il patto di Corfù sia passato inosservato.
Anzitutto
perché tutto ciò che pensano
dicono
fanno
i jugoslavi
trova immediatamente dei volonterosi divulgatori e
apologisti
oltre che
da parte dei propagandisti jugoslavi
negli
amici di costoro raggruppati specialmente a Ginevra
a Parigi e a
Londra — in particolar modo a Londra; poi
perché
l'avvenimento è importante
e la sua importanza non può
essere attenuata da ragionamenti di certi giornali italiani
i quali
attribuiscono un valore puramente platonico alla nuova manifestazione
jugoslava
per il fatto che la realizzazione del programma di Corfù
è subordinata all'esito della guerra. Tutto è
subordinato all'esito della guerra
e il patto che ha preso nome
dall'isola greca e il programma complessivo
di rivendicazioni
territoriali e di garanzie giuridiche
che la quintuplice intesa ha
costantemente propugnato. Se nello stato civile dell'Europa di domani
sarà o no registrata anche la creazione jugoslava di Corfù
non ci è dato sapere. Vedrà chi vivrà. Ma questo
non toglie importanza al proposito di rivendicazione nazionale degli
slavi del sud.
Siamo dinanzi a una «tendenza»
a una «dizione»
a una «volontà» e
nello stesso tempo a un «dato» concreto. Trascurarne
l'esame
per rimettersi alle possibilità — positive o
negative — del futuro
è una prova di debolezza o una
confessione di rinuncia. Che il movimento jugoslavo godesse le
simpatie del principe ereditario di Serbia
era noto al pubblico
ma
il governo responsabile di Pasic non aveva mai dato un'adesione
formale e aperta alla propaganda per la costituzione del nuovo stato.
Nei suoi discorsi
nelle sue interviste
il presidente del consiglio
serbo si era tenuto prudentemente sulle generali. Ma il 20 luglio
egli ha apposto la sua firma in calce al documento di Corfù e
precisamente nella sua qualità di presidente del consiglio dei
ministri di Serbia
per la qual cosa il documento stesso acquista il
valore di una decisione «ufficiale» del governo serbo. Il
che significa che il governo serbo si è impegnato ed è
impegnato alla realizzazione di un programma che è
assolutamente imperialistico.
(segue...)
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