Attesa d'eventi
(26 agosto 1917)
Un piccolo annuncio
un grande
avvenimento. Un avvenimento importante dal punto di vista politico
militare
morale. Sul Monte Santo
sul monte che dominava e
ossessionava Gorizia
sventola il tricolore
segno e simbolo della
nostra conquista. Definitiva come tutte le altre. Gli austriaci
battono in ritirata. Forse anche le pendici orientali sono state
spazzate via dai rimasugli del nemico. Non torneranno più. Gli
austriaci
davanti agli italiani
non sanno le vie del ritorno.
Il Monte Santo
come molti altri
monti della nostra durissima guerra alpina
aveva una paurosa
riputazione. Nel maggio fu accerchiato sino alla vetta. I nostri
soldati da allora si erano aggrappati sotto le macerie del convento
dietro alle rocce
nell'attesa paziente e ostinata della riscossa. Il
giorno è venuto. Il balzo al di là della cima è
stato compiuto. La conquista è sicura. La fama di
inespugnabilità del Monte Santo è finita. Tutte le sue
trincee blindate
tutte le sue caverne in cemento armato
tutti i
suoi camminamenti coperti
tutte le sue appostazioni di
mitragliatrici
tutti i suoi reticolati
tutta in una parola la sua
sistemazione difensiva è crollata sotto al duplice urto
formidabile delle nostre masse di uomini
delle nostre masse di
cannoni.
Noi non sappiamo valutare le
possibili conseguenze d'ordine tattico e strategico
della presa del
Monte Santo. Ci limitiamo ad affermare che colla perdita del Monte
Santo la posizione degli austriaci negli
altri monti che gli fanno
corona a nord e a nord-est di Gorizia è divenuta a lungo
andare impossibile. Gorizia respira. Il cerchio di ferro nemico che
la opprimeva è spezzato. Ora tutta la nostra organizzazione
logistica si può portare sulla riva sinistra dell'Isonzo.
Ma la presa del Monte Santo è
importante soprattutto dal punto di vista morale. Per i nemici e per
noi. La perdita di posizioni come quelle che vanno cadendo in questi
giorni in mano agli italiani
deve deprimere enormemente il morale
dei combattenti e delle popolazioni austriache. L'invincibilità
delle armate di Boroevic è un'altra leggenda che sfuma. Si
passa. Si vince. Forse a quest'ora c'è qualcuno a Vienna che
riflettendo sulla varia vicenda degli eventi
trova che il «Trieste
mai» del defunto impiccatore era troppo categorico e
impegnativo... Fuori di metafora
quella che si combatte oggi è
la battaglia per Trieste. La posta immediata è Trieste. In
Italia
nella coscienza delle moltitudini
si avverte che grandi
avvenimenti
forse decisivi
maturano con una rapidità
impressionante. Tutte le pretese impossibilità avanzate dai
fossilizzati
scompaiono. Il genio italiano realizza quello che
sembra il prodigio dell'audacia umana.
(segue...)
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