(segue) Il patto di Corfù
(7 agosto 1917)
[Inizio scritto]
Ma a questo punto è lecito
chiedere: i governi alleati sono stati tenuti all'oscuro circa le
trattative svoltesi a Corfù nel luglio o ne furono informati?
Ci pare quasi impossibile che Nicola Pasic abbia preparato
clandestinamente
nel segreto e nel silenzio
l'atto di Corfù;
ci pare impossibile che
nell'ipotesi della mancanza d'informazioni
da parte di Pasic
non siano giunte notizie a Londra
a Parigi
a
Roma su ciò che accadeva a Corfù; ma quello che a noi e
a tutti deve sembrare ancora più impossibile e assurdo è
che le potenze della quintuplice intesa abbiano concesso il loro
tacito o effettivo «benestare» al trionfo di una tesi che
ferisce gravemente gli interessi dell'Italia.
Intendiamoci: non è la
creazione dello stato jugoslavo in sé che ci preoccupa. Noi
possiamo anche guardare con simpatia l'affermazione di questa nuova
potenza politica slava. Sono i confini del futuro regno —
confini già fissati geograficamente — quelli che
rappresentano l'origine della nostra inquietudine e rendono —
finché opportuni chiarimenti e necessarie rettifiche non siano
venuti — assai difficili una cordiale e profonda amicizia fra
italiani e jugoslavi. Il documento di Corfù è
anti-austriaco nella lettera; è antitaliano nello spirito. C'è
nel preambolo che precede lo statuto una omissione — voluta
evidentemente
e niente affatto occasionale — che è
altamente significativa. «Alla nobile Francia»
—
dicono i signori Pasic e Trumbic
nella loro dichiarazione di
principio
— «che ha proclamato la libertà delle
nazioni e all'Inghilterra
focolare della libertà
si unirono
la grande repubblica americana e la nuova Russia libera e
democratica
annunciando come scopo principale della guerra il
trionfo della libertà e della democrazia.»
Esatto
salvo una leggera
dimenticanza di ordine cronologico. Perché
tra l'intervento
inglese in data 4 agosto 1914 e l'intervento americano in data 6
aprile 1917
c'è stata un'altra nazione che ha preceduto
Wilson
che ha riempito l'intervallo
che ha fatto — nel tempo
— da anello di congiunzione; i signori Pasic e Trumbic hanno
dunque dimenticato che esiste l'Italia? L'Italia che nel 1913 sventò
col suo contegno un primo piano d'aggressione austriaca contro la
Serbia; che nel 1914
dichiarandosi neutrale
cooperò
formidabilmente a impedire la fulminea vittoria degli imperiali
il
che avrebbe significato la totale distruzione della Serbia; che nel
1915
intervenendo
capovolse la situazione in quanto determinò
la non-vittoria degli imperi centrali e quindi la possibilità
della resurrezione della Serbia di ieri? E non parliamo dell'aiuto
d'ordine militare
economico dato dall'Italia direttamente
all'esercito serbo e alla popolazione serba
dopo l'invasione
austriaca... Noi non chiediamo degli attestati di riconoscenza
e
nemmeno pretendiamo alla perennità del ricordo
ma non siamo
disposti a subire menomazioni del nostro sacro e incontrastato
diritto nazionale. L'articolo nono dello statuto dice: «Il
territorio del regno dei serbi
croati
sloveni
comprenderà
ogni territorio sul quale la nostra nazione dai tre nomi vive in
masse compatte e senza discontinuità; non potrebbe essere
mutilato senza colpire gli interessi della comunità».
(segue...)
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