(segue) Attesa d'eventi
(26 agosto 1917)
[Inizio scritto]

      Non possiamo dire di più per ragioni che si comprendono. L'Italia attende. Non sentite nell'aria il presagio della vittoria? Che la vittoria si annunci col palpito delle sue ali e milioni di cuori esulteranno di entusiasmo.
      Davanti a questa prova superba i disfattisti sono alla disperazione. La vittoria dell'Italia è la loro fine ignominiosa. Essi si ripromettevano di celebrare i loro saturnali sul cadavere della nazione. La disfatta austriaca è la loro disfatta. Cercano d'impedirla. È la complicità col nemico. Simile a quella dei leninisti documentata nell'atto di accusa demolitore del procuratore della rivoluzione. Riusciranno? No. L'Italia che schiaccia il nemico esterno non può lasciarsi sopraffare da quello interno. È una questione primordiale. La rivoluzione russa ha dato l'esempio. Ma è triste infinitamente triste che in Italia mentre l'esercito cioè la parte migliore della nazione combatte e vince ci siano nelle retrovie i parassiti che tentano di rendere vano il santo sacrificio di sangue che si compie. Il leninismo spazzato via dal suo naturale ambiente non può trapiantarsi in Italia. Il popolo è sano. Nella sua grande massa è sano. Ma in questo momento non vogliamo soffermarci sulle miserie dei nostri politicanti prussiani. Sono le scorie inevitabili che cadono durante la crisi di questa nostra grande rinnovazione spirituale. Detriti che finiranno nel rigagnolo. Eleviamo in aere più spirabile. Quella che si svolge al di là dell'Isonzo non è soltanto una battaglia di eserciti: è un urto di razze è un duello ad oltranza fra due stati è l'atto risolutivo di un problema secolare fra due popoli. Essere o non essere. Se l'Italia è l'Austria non è più.
      Questione di vita o di morte. Ecco spiegata la disperata resistenza nemica. Ma nell'animo dei soldati che compongono le intrepide brigate che il bollettino del generalissimo va citando deve esserci forse al semplice stato d'intuizione questo senso alto e tragico della ineluttabilità della nostra guerra. Come spiegare altrimenti la somma di tanti eroismi dopo due anni di sacrifici? Tutto il mondo civile dall'Europa ai continenti lontani segue con simpatia e con ammirazione il nostro sforzo. Gli occhi di cinquanta popoli guardano al nostro esercito. La nazione non può essere indegna del suo esercito perché l'esercito è carne della sua carne sangue del suo sangue. La nazione deve raccogliersi in aspettazione fiduciosa dietro l'esercito. Ogni altro atteggiamento è criminoso. Le nuvole basse che di quando in quando si alzano dalla palude mefitica della nostra vita di un tempo saranno disperse dal sole di domani e dal vento alto e impetuoso del mare riconsacrato. Attendiamo con fede. Fra poco una grande parola traverserà l'Italia.

(segue...)