(segue) Un manifesto
(7 ottobre 1917)
[Inizio scritto]
Approviamo
senza restrizione
tutta l'ultima parte del manifesto
dove è illustrata la
necessità di quella politica «positiva» che noi
andiamo invocando da molto tempo. Bisogna stringere tutte le volontà
tutte le intelligenze e tutte le energie per affrettare la vittoria
ma nello stesso tempo provvedere ai bisogni immediati e mediati delle
masse che hanno dato il più vasto contributo di sangue alla
guerra. La frase «egoismi di classe» che bisogna superare
è un po' vaga
ma essa indica tuttavia la direzione che una
politica di saggezza deve proporsi di seguire
durante la guerra e
dopo la guerra. Era forse meglio specificare
ma l'occasione per
farlo non mancherà. I repubblicani devono esprimere il loro
programma «sociale» per il dopoguerra
se non vogliono
che la quarta guerra dell'indipendenza li veda tramontare
come un
partito che avendo assolto il suo compito politico non ha più
la capacità di affrontare altri problemi
su altri campi
per
altri fini.
Il partito repubblicano oggi non
è
almeno dal punto di vista numerico
una grande forza. Solo
in talune regioni d'Italia
come le Romagne
le Marche
il Lazio
la
Toscana
la Liguria
i repubblicani dispongono di posizioni politiche
ragguardevoli
ma una politica di governo veramente «nazionale»
deve tener conto e sapere utilizzare queste energie repubblicane che
portano una nota di alto idealismo nella gara dei partiti in quanto
esse mantengono viva la fiamma dell'Uomo che
un popol morto dietro lui si
mise
e
ricostituendolo a indipendenza
e unità
gli diede la prima pregiudiziale condizione
per
muovere — nel corso del tempo — verso altri migliori
destini.
7 ottobre 1917.
|