Approcci e manovre
(9 ottobre 1917)
I segni della manovra nemica che
si sta preparando per la riapertura della camera diventano ogni
giorno più manifesti e precisi. Al manifesto dei
quarantacinque che abbiamo esaminato ieri fa degno riscontro un
articolo dell'on. Treves pubblicato sulla Critica Sociale e un altro
polemico
che ha visto la luce ieri sull'organo del partito. In
antitesi col rigidismo assolutamente negativo del partito
l'on.
Treves rivendica per sé e per il gruppo parlamentare
socialista una certa latitudine e libertà di movimenti
per
ciò che deve essere e può essere l'azione del partito a
Montecitorio. Il deputato di Bologna si guarda bene dal dirlo
apertamente
ma lascia capire che se — dal punto di vista
socialistico — il gioco parlamentare vale la candela
dell'intransigenza rigida
il gruppo parlamentare deve consumarla
deve cioè destreggiarsi fra gli altri gruppi affini della
camera
in modo da determinare l'avvento di quel «governo
migliore» che potrebbe anche essere un governo di giolittiani
con o senza il capintesta di Dronero.
I massimalisti del partito
protestano contro questo collaborazionismo che viene annunciato sino
a questo momento come una tesi di principio
ma è positivo che
quei signori del gruppo parlamentare socialista romperanno i vincoli
della disciplina
se sarà necessario
pur di varare a
Montecitorio un ministero neutralista; insomma i gruppi neutralisti —
giolittiani clericali socialisti — o si sono incontrati sullo
stesso terreno o tendono ad incontrarvisi
obbedendo agli stimoli
delle loro insopprimibili e sempre più palesi affinità.
Tutti i neutralisti hanno preso posizione. Ci sono tutti
per dirla
col fiero linguaggio dell'Osservatore Romano
armati di tutto punto e
pronti alla singolar tenzone. Sta bene.
Ma ci siamo — modestamente
tenacemente — anche noi. Noi interventisti. Noi estremisti. Noi
oltranzisti. Come si vede non abbiamo paura nemmeno di quest'ultima
denominazione che dovrebbe infamarci presso il popolino minuto al
quale viene instillato l'odio per coloro che hanno voluto la guerra.
Noi non apparteniamo ancora alla schiera di quelli che scantonano
che cercano un alibi
un po' d'oblio
un po' di perdono
—
esempio tipico di questo stato d'animo ci è offerto dalle
dimissioni dell'on. Cabrini — che vogliono riconciliarsi
in
vista forse delle elezioni che si annunciano
coi neutralisti
dei
quali prevedono i grandi trionfi cartacei del suffragio universale.
Ma il nostro «oltranzismo» — diciamolo senza
indugio e chiaramente — non servirà mai a un'eventuale
incrostazione d'interesse che si fosse venuta formando attorno al
fatto guerra e al suo necessario perdurare. Abbiamo combattuto e
spazzato e vinto gli interessi che si coalizzavano attorno alla
neutralità
siamo dispostissimi a spazzare gli interessi che
si concentrassero
a difesa ed offesa
dietro la guerra che noi
abbiamo voluto in un impeto di idealismo e di passione.
(segue...)
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