(segue) Decidersi
(17 ottobre 1917)
[Inizio scritto]

      Il governo deve guadagnare alla causa nazionale il più grande numero di cittadini con un'opera di propaganda morale e con una politica economica che non esasperi ma attenui il disagio materiale della guerra. Insomma un governo nazionale non può non essere interventista. Lo è nel fatto poiché questo ministero è pure quello che ha dichiarato la guerra alla Germania. Cioè è intervenuto contro la Germania. Deve esserlo anche nel diritto; deve avere il coraggio di proclamarlo a meno che l'interventismo del governo non sia interventismo di passivi e di rimorchiati. Credere che l'interventismo sia un fenomeno superato dalla guerra è un errore poiché la situazione determinata dall'intervento non è ancora esaurita.
      Il valore storico e ideale dell'interventismo rimane in tutta la sua grandezza. Ora un governo che voglia veramente la guerra fino alla vittoria non può nascondersi dietro una formula di neutralità fra il neutralismo e l'interventismo come per qualche tempo volle fare — e si vide con quali risultati — l'on. Orlando. O con gli uni o con gli altri; e con le conseguenze che ne derivano.
      Lasciamo le parole grosse di libertà e di reazione.
      Ve n'è una che alla vigilia del terzo inverno di guerra può e deve essere lanciata al popolo italiano dal banco dei ministri ed è questa: disciplina! La nazione che non combatte deve accettare o subire una disciplina. È una necessità di vita o di morte. Il dilemma chiaro ha queste due corna: o la disciplina oggi per la vittoria e per la più grande libertà di domani; o la schiavitù conseguenza necessaria ed inevitabile della sconfitta. Disciplina morale e materiale. Disciplina nella politica e nei consumi. Chi non accetta questa disciplina è ribelle e tanto colui che diffonde un volantino idiota e nefando come l'esercente che affama il pubblico nascondendo la merce deve essere considerato come un alleato dei nostri nemici e trattato in conseguenza.

(segue...)