(segue) L'Offerta
(2 novembre 1917)
[Inizio scritto]

      Lo sapremo fra poche settimane o fra pochi giorni.
      E nell'attesa in alto i cuori! L'Italia non è una piccola Nazione come la Serbia la Romania o il Belgio. L'Italia ha milioni di soldati e può mettere in campo altre ingenti forze. Una Nazione di quaranta milioni di abitanti non si vince. Per vincerla il nemico dev'essere aiutato dall'interno. Ma quando all'interno il Paese è — in tutte le categorie di cittadini — fermo e pronto a qualunque sacrificio com'è l'Italia in questi giorni la coalizione nemica va incontro al disastro.
      Prima dell'offensiva austriaca il terzo inverno di guerra era la nostra preoccupazione.
      Chi vi pensa più oggi? Le domande angosciose di ieri erano queste: «Avremo del carbone? Avremo del pane? Avremo della legna?»
      Oggi non più. Oggi i cittadini si domandano: «Avremo ferro sufficiente — schegge di granate e lame di baionette — per sterminare il maggior numero possibile di unni?»
      Soffriremo il freddo e la fame. Non importa. L'invasione è freddo è fame è soprattutto umiliazione. Non vogliamo soffrirla. Vogliamo dobbiamo vincere e vinceremo.