Non dimentichiamo
(12 novembre 1917)
Dal «Popolo
d'Italia» del 12 novembre 1917.
Il manifesto alla Nazione che noi
abbiamo invocato
è stato lanciato ieri e — aggiungiamo
subito — esso è di gran lunga superiore per il contenuto
e per la forma a quel povero documento slavato uscito dalla penna
dell'on. Luigi Luzzatti.
È un manifesto forte
vibrante
deciso. È un manifesto guerresco. Il proposito di
resistere vi è espresso in termini inequivocabili. È un
manifesto che rimarrà profondamente inciso nella coscienza del
popolo italiano. Non poteva dire di più. Non poteva dire di
meno. Non poteva il manifesto diluirsi a spiegare per quale
«straordinario concorso di circostanze» è riuscito
relativamente facile al nemico spezzare le nostre linee e invadere la
nostra terra.
Ora
su questo «straordinario
concorso di circostanze» una parola dovrà essere ancora
detta. Non più sotto la forma troppo solenne di un proclama
ma sotto quella più semplice di una «comunicazione del
Governo». Sappiamo che ci sono state circostanze meteorologiche
favorevoli al nemico e precisamente quella nebbia densissima
ben
nota a coloro i quali — come chi scrive queste linee —
sono stati in trincea fra il Vrsig e il Rombon
per cui reparti
d'assalto nemici poterono — non visti — ammassarsi
immediatamente sotto la nostra prima linea. Ci sono circostanze di
indole militare
come l'impiego di certi gas asfissianti
da parte
del nemico.
Infine — ed è questo
che inquieta più di qualunque altra cosa la coscienza
nazionale — altre circostanze di ordine politico-morale hanno
contribuito a determinare il nostro rovescio. C'è stata una
resistenza deficiente da parte di alcuni contingenti di soldati.
(segue...)
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