(segue) Non dimentichiamo
(12 novembre 1917)
[Inizio scritto]

      Noi abbiamo sofferto — indicibilmente dolorato — per il «modo» con cui il rovescio è stato provocato e non soltanto per le proporzioni che ha assunto. In questa guerra che mette di fronte milioni e milioni di uomini si capisce che certi eventi acquistino aspetti eccezionali. Non c'è da meravigliarsi se movimenti incomposti di panico e di sbandamento si verificano in una Armata di un milione di uomini che sono costretti a ritirarsi. L'Austria ha molte di queste pagine nella sua storia militare recente...
      Ma noi abbiamo ancora ferma fiducia nelle qualità dei nostri soldati e siamo certi che le qualità fondamentali della nostra razza torneranno in luce.
      Questo rovescio ci coglie dopo trenta mesi di guerra veramente eroica. Chi è stato sull'Alto Isonzo chi è stato sul Carso chi ha visto quelle posizioni sa che soldati mediocri non le avrebbero mai conquistate e nemmeno tenute.
      Per tutto il 1915 il soldato italiano ha fatto la guerra in condizioni di assoluta inferiorità. Battaglioni su battaglioni sono andati qualche volta all'assalto aprendosi il varco nei reticolati con le vanghette coi fucili e con le mani. Reggimenti su reggimenti sono stati per mesi e mesi aggrappati a costoni di montagne dove il macigno rotolato dall'alto bastava agli austriaci per la loro difesa.
      L'Esercito italiano ba — oltre agli episodi della guerra alpina — tre pagine splendide: Gorizia il Carso la Bainsizza. Pagine che rimangono.
      Non dimentichiamolo. Non diffamiamoci oltre il lecito. La razza che ha dato gli uomini per trenta mesi della nostra terribile guerra ne darà ancora — passato questo periodo di turbamento — quanti occorrono per la rivincita e per la vittoria.