(segue) Divagazioni
(31 dicembre 1917)
[Inizio scritto]
Da tre anni noi — centinaia
di milioni di uomini — viviamo una vita «collettiva»
sino all'iperbole. La nostra piccola storia individuale si inserisce
si salda
scompare nella grande storia dei popoli in guerra. Gli
avvenimenti «collettivi»
quelli
cioè
che ci
interessano come collettività belligerante
ricacciano tutti
gli altri nella moltitudine anonima delle cose quasi insignificanti.
Oggi
mentre l'anno 1917 agonizza
noi rievochiamo appena i fatti più importanti della nostra
vita individuale o familiare.
Siamo presi in un altro turbine.
La memoria torna ad altri avvenimenti
stacca altre date. Torniamo
indietro. Evochiamo il passato
per afferrare
per sentire la
«continuità» della vita e trovare dall'ieri
le
ragioni dell'oggi e nell'oggi gli elementi necessari del domani. Il
1917 è ricco di date
denso di avvenimenti. È stato
ben più del 1916
di una dinamicità eminentemente
drammatica.
Nel febbraio i tedeschi —
sospinti dagli inglesi — si ritirano «strategicamente»
per oltre quaranta chilometri di profondità e la Francia sente
allentata la stretta che la minacciava dalla Marna in poi.
Nel marzo
un'autocrazia crolla
per disfacimento interiore
più che per urto esteriore. Il
mondo saluta — osannando — la nuova democrazia che sorge
sulle rive della Neva. Ma la democrazia russa sorta dalla guerra
finisce
dopo alcuni mesi di convulsioni
per rivolgersi contro la
guerra
mentre la Russia si sfalda nelle diciotto nazionalità
che la componevano ai tempi degli Czar.
Nell'aprile un nuovo mondo entra
in guerra e si schiera al fianco nostro: gli Stati Uniti.
Nel maggio si scatena la nostra
offensiva da Tolmino al mare
vittoriosamente. Varchiamo il Timavo.
Ci spingiamo ai contrafforti dell'Hermada. Trieste è sotto il
tiro dei nostri cannoni.
(segue...)
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