La vittoria fatale
(24 maggio 1918)
Discorso
pronunciato al «Comunale» di Bologna
il 24 maggio 1918
terzo anniversario decentrata in Guerra dell'Italia.
Combattenti! Signore! Cittadini!
Voi mi permetterete di sorvolare
senz'indugio soverchio sulle polemiche che hanno preceduto la ma
venuta in questa città. Se
come dice il poeta
il nostro
grande poeta Giosuè Carducci: «Non si cercano «farfalle
sotto l'arco di Tito»
non si cercano nemmem sotto gli archi di
questa nostra magnifica e vecchia Bologna
specialmente quando c'è
il caso di non trovare farfalle
ma pipistrelli che sembrano spauriti
e confusi divanti a questo trionfante sole di maggio.
Non vi sorprenderà la forma
del mio discorso Spesso mi accade che prima di parlare al pubblico
io parli a me stesso. Tre anni fa
in questi giorni
tutta l'Italia
cosciente e volitiva
l'unica Italia che ha diritto di far assurgere
la sua cronaca da rottame caotico di episodi
alla grandezza della
storia
fiammeggiava ii una grande passione
della nostra passione.
Io noto che da qualche tempo vi
sono degli opportunisti che cercano di aprire una piccola porticina
per le eventuali responsabilità di domani e vanno elencando
faticosamente le ragioni per cui l'Italia: non poteva rimanere
neutrale.
Ebbene
io ammetto che ci sia
stata una fatalità
ammetto questa costrizione che proveniva
da un complesso di cause sulle quali è inutile insistere
ma
io aggiungo che a un dato momento in questa concatenazione di
fenomeni noi abbiamo inserito l'impronta della nostra volontà;
e oggi
a tre anni di distanza
noi non siamo dei frati pentiti di
quello che abbiamo fatto.
Noi lasciamo questo basso
atteggiamento spirituale a coloro che vanno in cerca di applausi
di
collegi e di soddisfazioni personali; ma quando si disprezza
come
disprezzo intimamente io
il parlamentarismo e la demagogia
si è
ben lontani da tutto ciò.
(segue...)
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