(segue) La Vittoria fatale
(24 maggio 1918)
[Inizio scritto]

      Essi non hanno compreso non hanno realizzato nessuna delle verità fondamentali della guerra.
      Che cosa significhi questa guerra nella sua portata storica nel suo sviluppo è stato intuito oltre che dal popolo da due categorie di persone: dai poeti e dagli industriali. Dai poeti i quali avendo un'anima squisitamente sensitiva afferrano prima della media comune le verità ancora crepuscolari; dagli industriali che capirono che questa guerra era una guerra di macchine. Tra i due mettiamoci anche i giornalisti i quali sono sufficientemente poeti per non essere industriali e sono sufficientemente industriali per non essere poeti. E i giornalisti hanno parecchie volte preceduto il Governo.
      Io parlo dei grandi giornalisti che hanno i padiglioni auricolari sempre aperti e tesi alle vibrazioni del mondo esterno. Il giornalista talvolta ha preveduto quello che il vero responsabile purtroppo vedeva tardivamente.
      Questa guerra è stata fino ad oggi «quantitativa». Ora si è visto che la massa non vince la massa; un esercito non vince un esercito; la quantità non vince la quantità. Bisogna affrontare il problema da un altro punto di vista quello della qualità. Questa guerra che è stata agli inizi enormemente democratica tende a diventare aristocratica. I soldati diventano guerrieri. Si procede a una selezione fra le masse armate. La guerra portata quasi esclusivamente nei cieli è una guerra che ha perduto i caratteri che aveva nel 1914.
      Il romanziere che primo ha intuito i problemi della guerra «qualitativa» è stato Wells. Leggete il suo volume: La guerra su tre fronti. È in questo libro ch'egli consiglia di sfruttare le qualità della razza latina e anglo-sassone. Perché mentre i tedeschi agiscono soltanto se inquadrati danno un alto rendimento soltanto attraverso l'esasperato automatismo della massa i latini sentono la bellezza dell'audacia personale il fascino del rischio hanno il gusto dell'avventura; gusto che in Germania dice Wells è limitato soltanto ai discendenti della nobiltà feudale mentre da noi lo si trova diffuso anche tra il popolo.

(segue...)