(segue) La Vittoria fatale
(24 maggio 1918)
[Inizio scritto]

      Anche il popolo italiano avrà la sua convalescenza e sarà una gara per ricostruire dopo avere distrutto.
      Questa bandiera dei mutilati è il simbolo di un nuovo orientamento della loro vita morale e spirituale.
      Pensate che certi mistificatori credevano di giovarsi dei mutilati per le loro speculazioni infami!
      Ed invece i mutilati rispondono: «Non ci prestiamo al turpe giuoco non intendiamo avere dalla vostra simpatia dalla vostra pietà un aiuto che ci umilia!
      «Noi siamo dei cittadini che sono stati più provati degli altri!»
      Essi non imprecano; non si lamentano se sono senza una gamba o un braccio; non imprecano neppure quelli che hanno perduto la divina luce degli occhi. Invano i nemici speravano nello stato d'animo di questa gente per approfittarne; a questa loro speranza rispondono che tutto dettero all'Italia alla loro Patria ed oggi non le vogliono essere nemmeno di peso e lavorano e si addestrano in ogni cosa per dare un'altra prova del loro amore alla santa causa.
      Non vedo più relegato nelle lontananze dell'avvenire il giorno in cui i gonfaloni dei mutilati precederanno le bandiere lacere e gloriose dei reggimenti. E attorno alle bandiere ci saranno i reduci e il popolo. Ci saranno anche le ombre grandi dei nostri morti di tutti i nostri morti da quelli che caddero sulle Alpi a quelli che si immolarono oltre Isonzo da quelli che espugnarono Gorizia a quelli che furono falciati fra l'Hermada e il misterioso Timavo o sulle rive del Piave. Tutta questa sacra falange noi simboleggiamo in tre nomi: Cesare Battisti che volle affrontare deliberatamente il martirio e non fu mai così bello come quando offerse il collo al boia d'Absburgo; Giacomo Venezian che lasciò le austere aule del vostro Ateneo per correre incontro al suo sogno sulla via di Trieste; Filippo Corridoni nato dal popolo combattente col popolo morto pel popolo sui primi ciglioni della pietraia carsica.

(segue...)