(segue) La Vittoria fatale
(24 maggio 1918)
[Inizio scritto]
I battaglioni dei ritornanti
avranno il passo grave e cadenzato di coloro che molto hanno vissuto
e molto hanno sofferto e videro innumeri altri soffrire e morire.
Diranno
diremo:
«Qui nel solco che ritorna
alla messe
qui nell'officina che foggia lo strumento di pace; qui
nella città sonante
qui nella silenziosa campagna
ora
che
il dovere fu compiuto e la meta raggiunta
piantiamo i segni del
nostro nuovo diritto.. Indietro le larve! Via i cadaveri che si
ostinano a non morire ed ammorbano
col lezzo insopportabile della
loro decomposizione
l'atmosfera che dev'essere purificata. Noi
i
sopravvissuti
noi i ritornanti
rivendichiamo il diritto di
governare l'Italia
non già per farla precipitare nella
dissoluzione e nel disordine
ma per condurla sempre più in
alto
sempre più innanzi; per renderla — nei pensieri e
nelle opere — degna di stare fra le grandi nazioni che saranno
le direttrici della civiltà mondiale di domani.»
|