Epilogo
(2 novembre 1918)
Dal «Popolo
d'Italia» del 2 novembre 1918.
Gli avvenimenti accelerano il loro
ritmo con una precipitazione che ha del fantastico. L'Austria è
a terra. Chiede l'armistizio
e lo chiede a noi.
Se l'armistizio sarà
concesso all'Austria
sarà tale da consacrare nella maniera
più evidente e definitiva la nostra vittoria.
Avevamo chiesto
implorato
una
«Caporetto austriaca». È venuta. Abbiamo
«restituito» Caporetto. Abbiamo cancellato il nostro
infliggendone uno di maggiori proporzioni all'esercito nemico.
Quella dei «mandolinisti»
italiani
è stata una suonata prodigiosa.
Sui fiumi del Veneto si conclude
in questi giorni il duello secolare fra lo Stato Absburgico e la
Nazione Italiana. Si conclude col trionfo del Popolo e con la
dissoluzione dello Stato anti-nazionale. È concessa a noi la
più grande delle gioie: quella di vedere annientato un impero
violentatore della nostra e della altrui libertà. Perché
— non dimentichiamolo! — è la vittoria del Piave
che garantisce ai popoli già oppressi dall'Austria
il loro
avvenire. I fati si compiono. È con la spada che l'Italia
entrerà a Trento
a Gorizia
a Trieste
a Pola
a Fiume
a
Zara. È col sangue che l'Italia segna i confini sull'Alpe e
ribattezza nostrum l'Adriatico non più «amarissimo».
Fra poco i morti del Carso saranno
svegliati dai nostri cannoni. Fra poco il tricolore sventolerà
sul colle di San Giusto.
È con una vittoria che
supera tutte le altre degli altri eserciti che l'Italia vibra il
colpo supremo ai nemici del genere umano.
(segue...)
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